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Covid19, sulla disabilità si riparte dai piani territoriali. Le richieste a Regione Lombardia

Covid19, sulla disabilità si riparte dai piani territoriali. Le richieste a Regione Lombardia

La lettera delle associazioni del terzo settore in vista dell'incontro con gli assessori regionali

Categorie: Confcooperative Federsolidarietà

Tags: Disabilità,   Disabili,   Lombardia,   Coronavirus,   covid19

La costituzione di un gruppo di lavoro integratogarantire la sicurezza delle persone e di chi lavora nei servizi, definire le regole inerenti la remuneratività a favore degli enti gestori. 

Sono le richieste delle principali organizzazioni del terzo settore convocate da Regione Lombardia per un incontro dedicato alla costruzione dei piani territoriali previsti dall’art. 8 del DPCM 26.04.2020 che prevede la riattivazione per i servizi semiresidenziali per la disabilità in capo alle regioni.

"La definizione dei piani territoriali - spiegano le associazioni - rappresenta l’occasione per impostare il sostegno alle persone in chiave personalizzata e flessibile, integrando politiche e risorse, ripensando l’impianto organizzativo dei servizi che sempre più devono dimostrare capacità di essere prossimi alle persone e ai contesti di vita.

Queste nel dettaglio i punti inviati agli assessori regionali Giulio Gallera, al Welfare, e Stefano Bolognini alle Politiche sociali,  dai presidenti di Alleanza Cooperative Italiane - Welfare Lombardia (Confcooperative e Legacoop), ANFFAS Lombardia, ARLEA, CEAL, CNCA Lombardia, LEDHA, UNEBA Lombardia.

1) La costituzione di un gruppo di lavoro integrato (Ass.to al Welfare, Ass.to alle Politiche Sociali, ANCI, Organizzazioni ETS, ATS Territoriali) che definisca, anche sulla base di esperienze già in atto, contenuti, modalità e strumenti che rendano chiare per tutti i soggetti i criteri e le regole da rispettare e che, a partire da tale intesa, possa poi avviare un piano condiviso di concertazione per rivedere e possibilmente trasformare in chiave di flessibilità e di personalizzazione, l’intera offerta di servizi per la disabilità.

Occorre insomma che in questa fase di acuta crisi sanitaria sia dia la possibilità ai territori, all’interno di una cornice chiara a livello regionale, di definire, attuare, verificare e monitorare le risposte ritenute più adeguate alle molteplicità delle esigenze delle persone in condizione di fragilità. E’ cioè necessario, a nostro avviso, disegnare un nuovo sistema di regole semplificato, in grado di assicurare nella sostanza e nella forma la regolarità gestionale, la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni e dei progetti, senza ricadere negli inefficaci e inefficienti modelli burocratici.

Passaggio che ha come precondizione per essere efficace due questioni:

1) garantire la sicurezza delle persone e di chi lavora nei servizi attraverso l’utilizzo dei tamponi naso-faringei a disposizione degli enti gestori da utilizzare sia nei confronti degli utenti che degli operatori, in forma ripetuta periodicamente e rivolta sia ai soggetti sintomatici (che rappresentano ovviamente una priorità) che a quelli asintomatici, ai fini di assolvere, da un lato, unitamente ai protocolli operativi e all’utilizzo dei DPI, a quanto previsto dalle norme vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; dall’altro per assicurare la continuità dei servizi, e mettere in atto misure di contenimento per limitare la diffusione del contagio all’interno e all’esterno dell’UdO, nel caso si verifichino nuove infezioni.

2) definire le regole inerenti la remuneratività a favore degli enti gestori

Questione che relativamente al comparto sociosanitario (che vale, pur con i dovuti distinguo, anche per le u.d.o. e gli interventi socio-assistenziali) deve essere definita considerando i maggiori costi e le ovvie minori entrate che gli enti gestori hanno affrontato e continueranno ad affrontare per l’intero periodo di durata degli effetti della crisi sanitaria in atto (acquisto dei DPI, azioni di sanificazione, modifiche all’organizzazione dei servizi, ecc.). 

"Sottolineiamo - concludono - che tali aspetti hanno già assunto caratteristica di vera e propria urgenza nell’urgenza e che, al pari delle stringenti questioni legate alla sicurezza e alla salute pubblica, necessitano di risposte non solo rapide, ma condivise, pena la sopravvivenza stessa del sistema sociosanitario e socio-assistenziale, in gran parte oggi funzionante proprio per la presenza dei tanti enti di terzo settore in convenzione/contratto con le istituzioni, soggetti questi che si sono accollati l’impegno e il rischio di non aver fatto mancare il servizio e il presidio del territorio".

 

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