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A EXPOAID anche la cooperazione sociale lombarda

A EXPOAID anche la cooperazione sociale lombarda

Gli interventi di Maria Grazia Campese e Marco Bollani

Categorie: Confcooperative Federsolidarietá

Tags: Disabilità,   cantiereperilwelfare,   autismo,   ExpoAid

Si è svolta a Rimini, lo scorso settembre, ExpoAID, prima edizione di un evento nazionale dedicato alle persone con disabilità che coinvolge il mondo del Terzo Settore e dell’associazionismo italiano. In due eventi in programma sono intervenuti anche Maria Grazia Campese, vicepresidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia e Marco Bollani, consigliere di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia e delegato dal Portavoce del Forum TS Lombardia nel Tavolo regionale di Monitoraggio Legge 112.

Campese è intervenuta sul bando di Regione Lombardia per l’inclusione attiva e l’integrazione socio-lavorativa delle persone con disabilità. Il suo intervento: 

La Regione Lombardia attraverso il bando per l’inclusione attiva e l’integrazione socio-lavorativa delle persone con disabilità ha messo in campo un importante investimento con l’obiettivo principale di ridurre e superare le barriere di diversa natura che possono ostacolare la piena e effettiva autorealizzazione della persona, rendendo accessibile e continuativa la dimensione del lavoro, intesa come fattore cruciale dei progetti di vita indipendente e inclusione delle persone con disabilità.

Centrale rispetto alle finalità del bando è il tema della vita indipendente, perno dei processi di riforma nazionali e regionali, e la possibilità di rendere esigibile il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone. Lo sviluppo di percorsi di inclusione sociale attiva, in questo quadro è dunque inteso come misura abilitante di empowerment e di promozione delle capacità e del protagonismo delle persone con disabilità guardando a loro non più con l’unica lente dei portatori di bisogno ma come portatori di progetti, talenti e desideri.

Il bando risponde a questo obiettivo anche ampliando la platea dei beneficiari, includendo fra i target persone che non hanno le caratteristiche di gravità tali da essere immesse nel circuito dei servizi socio/assistenziali, ma che non sono ancora pronte per il mondo del lavoro, e che quindi risultano esposte a un maggior rischio di esclusione da opportunità di partecipazione alla vita attiva della comunità. Questo ampliamento di sguardo apre nuove opportunità per fasce a rischio di invisibilità offrendo percorsi che disegnano e abilitano nuove traiettorie personalizzate.

Ci sembra particolarmente rilevante sottolineare che il valore di questo percorso, che ha portato ad una così grande efficacia, poggia su un processo di dialogo proficuo e sensato tra Regione e le rappresentanze del terzo settore, che hanno portato a condividere, ciascuno dal proprio osservatorio, quello che il territorio esprime in termini di necessità e anche di risorse, portando a valorizzare reti e le peculiarità territoriali. Da questo punto di vista abbiamo accolto con favore il fatto che fossero promosse le reti tra soggetti territoriali che hanno dato vita a cordate inedite, rafforzando la capacità di azione e integrazione della rete dei servizi territoriali, degli enti del terzo settore e dell’associazionismo familiare e rappresentativo.

Esperienze come queste richiamano i principi che hanno ispirato la co-progettazione e la co-programmazione, tanto riprese e citate, ma poco attuati nella dimensione che davvero valorizza l’interdipendenza e le potenzialità di partnership tra pubblico e privato.

I numerosi progetti presentati testimoniamo come il terzo settore abbia raccolto questa sfida co-investendo con la Regione e altri enti del territorio nella sperimentazione di modelli innovativi orientati non solo all’inserimento lavorativo, ma anche a favorire processi di empowement, dando vita nuove forme di lavoro e di attività produttive di valore sociale.

Sarà interessante a valle di questa sperimentazione cimentarsi con la misurazione dell’impatto generato per capire la replicabilità di alcuni modelli e la possibilità di innovare politiche e servizi per garantire la reale inclusione di fasce di popolazione che si trovano in una condizione di vulnerabilità". 

Bollani, invece, sui progetti sperimentali di coabitazione per le persone con autismo. Il suo intervento: 

La costruzione condivisa del progetto personalizzato e partecipato è un processo sfidante e innovativo nell’ambito delle politiche sociali per le persone in condizione di disabilità sia (1) sul piano metodologico (con riferimento agli strumenti più idonei da utilizzare), sia (2) sul piano organizzativo e istituzionale (con riferimento ai ruoli ed alle funzioni che entrano in gioco in questo processo), ma soprattutto (3) sul piano esistenziale (rispetto alla sfida di accompagnare e sostenere il percorso di vita della persona e del suo contesto ambientale).  

Ed è proprio per tenere insieme questi tre differenti ambiti di intervento (metodologico, organizzativo ed esistenziale) che Regione Lombardia nell’ambito dell’applicazione del programma operativo dopo di noi 2022 ha disciplinato attraverso la DGR 7429/22 un intervento a carattere sperimentale per valutare le condizioni di percorribilità e di sostenibilità della prospettiva della co-abitazione per le persone con disabilità ad altissima intensità di sostegno, a partire dalle persone con autismo di Livello 3. Il focus della sperimentazione attivata da Regione Lombardia non è quello di stabilire se la co-abitazione può rappresentare una concreta opportunità di vita per le persone ad altissima intensità di sostegno. Ma definire quali sono le condizioni di attuabilità degli obiettivi di servizio della co-abitazione fissati dalla Legge 112/2016 per le persone con altissima intensità di sostegno.

Gli elementi peculiari che caratterizzano questa DGR sono i seguenti

·       Valorizzare l’investimento sussidiario di quei genitori e quelle famiglie con figli con autismo di Livello 3 che, con il sostegno delle rispettive associazioni di riferimento e degli enti gestori, hanno avviato percorsi palestra di accompagnamento all’autonomia finalizzati a promuovere il distacco e l’emancipazione dei figli dai genitori e che al termine di questi percorsi hanno manifestato il desiderio e l’aspettativa di avviare i figli alla co-abitazione emancipandoli dalla situazione di vita con i genitori;

·       Sperimentare la ricomposizione delle risorse pubbliche e private sociali e sanitarie all’interno di un fondo unico per la costruzione del Budget di Progetto che sostiene il progetto individuale e personalizzato;

·       Valorizzare l’utilizzo delle risorse residue ancora non destinate a valere sul fondo regionale dopo di noi andando incontro ai bisogni delle persone a maggior intensità di sostegno.

Per attuare tale sperimentazione Regione Lombardia ha emesso un bando per accogliere candidature a sperimentare progetti di co-abitazione in tal senso. Il Bando ha raccolto tre progetti sperimentali da svolgersi presso i contesti territoriali di Pavia, Codogno e Mantova. L’operatività dei progetti è partita tra dicembre 2022 e giugno 2023 ed essi saranno oggetto di un monitoraggio costante svolto anche con il supporto del laboratorio autismo dell’Università di Pavia con particolare riferimento alla valutazione del benessere e della qualità della vita dei residenti e dei loro familiari.

I primi risultati osservati e non ancora oggetto di elaborazione dei dati monitorati appaiono molto incoraggianti soprattutto rispetto ai cambiamenti di vita osservati nei partecipanti che confermano l’ipotesi che cambiare il contesto di vita favorendo l’emancipazione dei figli dai genitori sostenga tantissimo il benessere delle persone coinvolte. Appaiono incoraggianti le risposte in termini di adattamento progressivo a nuove abitudini di vita ed al raggiungimento di nuove autonomie funzionali e soprattutto relazionali. Ed è molto incoraggiante anche la risposta da parte dei familiari che pur in presenza della fatica che caratterizza il distacco dal figlio testimoniano già di intravedere con sorpresa ed anche entusiasmo la possibilità di un concreto percorso di vita adulta per il figlio all’interno di una casa nuova stimolante ed accogliente, dove co-abitare con gli opportuni sostegni personali. Il risultato forse più sorprendente è rappresentato dalla sorpresa di molti operatori che stanno osservando modalità e capacità di relazione e di autodeterminazione inedite a fronte del cambiamento del contesto di vita pre-esistente.

I primi passi delle sperimentazioni attivate incoraggiano pertanto a sostenere gli obiettivi di servizio della coabitazione fissati dalla Legge 112/2016  anche per le persone ad altissima intensità di sostegno con autismo di Livello 3 a basso funzionamento. Da perseguire attraverso un’attenta strategia di progettazione personalizzata che ponga al centro del proprio agire il ripensamento e la trasformazione dei contesti di vita dei figli e dei genitori. Da realizzarsi attraverso una nuova modalità di lavoro sociale caratterizzata da un forte patto di corresponsabilità tra persone famiglie servizi e istituzioni capace di generare nuovi legami fiduciari che alimentano investimenti progressivi sulla prospettiva di adultità e di emancipazione. Si intravede insomma la possibilità che la progettazione personalizzata, sostenuta da un rinnovato patto fiduciario tra persone famiglie servizi e istituzioni, risulti vincente per riqualificare il percorso di vita delle persone con disabilità. Ma emerge anche l’evidenza di come le più interessanti progettazioni innovative in tal senso siano nate proprio all’interno degli attuali servizi diurni e per la disabilità che tanto spesso vengono rappresentati come luoghi istituzionalizzanti e da superare. Nella realtà, proprio da esperienze di innovazione costruite dai servizi, grazie alla Legge 112, sta emergendo la possibilità concreta di trasformare i servizi da luoghi di cura, di sostegno e di presa in carico che accompagnano la costruzione di un percorso di vita, a luoghi di vita che comprendano e sostengano anche percorsi di cura, di sostegno e presa in carico. Secondo il mandato e gli orientamenti culturali e sociali sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti per le persone con disabilità”.