“Siamo costretti, ancora una volta, ad assistere impotenti all’ennesima tragedia del mare. Un dramma, annunciato, di vite spezzate, di miseria e morte verso il quale non si può restare indifferenti. Il nostro pensiero va alle vittime, al dolore delle loro famiglie e ai superstiti di quest’orrore senza fine che calpesta l’essenza della dignità umana. C’è da chiedersi quanti altri morti serviranno affinché, dopo il clamore, qualcuno decida di farsi carico di questa emergenza umanitaria perché non vogliamo e non dobbiamo credere che nulla si possa fare!”. Così Massimo Minelli, Presidente di Federsolidarietà Lombardia, commentando la tragedia avvenuta nelle acque del Mediterraneo. “Al contrario – ha proseguito il Presidente di Federsolidarietà Lombardia - dobbiamo interrogarci, ripartire da una lucida analisi dei nostri errori, soprattutto come Europei, ormai da troppo tempo colpevolmente assenti e carenti di qualsiasi politica estera rivolta ai Paesi che si affacciano Mediterraneo. Dobbiamo lavorare perché questo vuoto si colmi, adottando strategie che coinvolgano tutte le istituzioni, nazionali e internazionali, nell’ottica di una soluzione condivisa”. Tra le azioni auspicate, ha sottolineato Minelli “ci auguriamo, che l’Unione Europea possa al più presto promuovere l’approvazione presso l’ONU di una risoluzione per attivare iniziative politico-economiche di sostegno nell’area mediterranea a salvaguardia di tutte quelle popolazioni che oggi subiscono grandi atrocità e vedono nella vicina Europa l'unica via di salvezza. Ancora, l’adozione di una “Mare Nostrum” europea, e un ampliamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) affinché questa emergenza, ormai cronica, trovi un canale più adeguato, coinvolgendo gli enti locali ed il terzo settore in maniera più appropriata”. “Nei prossimi giorni – ha concluso Minelli - sulla base di queste riflessioni, in Lombardia ci muoveremo con le autorità competenti con cui quotidianamente ci confrontiamo sulle politiche migratorie. Siamo convinti che un'altra via è possibile, più efficiente, più sicura e forse anche meno costosa. Queste proposte possono e devono diventare anche un modo di riscatto della cooperazione sociale, infangata, a causa di pochi truffaldini, da accuse e sospetti, che offendono i tanti cooperatori che quotidianamente spendono con dedizione la propria vita (prima ancora della professionalità) per aiutare i nostri fratelli migranti”.