Il Consiglio Regionale di Confcooperative Lombardia, chiamato ad un momento di confronto ed approfondimento sul tema degli imminenti Referendum dei prossimi 8-9 giugno, ha ritenuto importante esprimersi unitariamente invitando i cooperatori e le cooperatrici a recarsi alle urne.
Sappiamo bene che non esiste un obbligo (non saremmo in una democrazia, ma in regimi autoritari o dittatoriali se lo fosse), anzi, la libertà di voto è un diritto così fondamentale che contempla anche il suo contrario, non andare a votare. Tuttavia, l’art. 48 della nostra Costituzione recita che “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”
Fermo restando la necessità del quorum previsto dall’art. 75 della Costituzione per la validità dei referendum abrogativi, noi crediamo che, in questo momento, incoraggiare all’astensione contribuisca a depotenziare quel diritto conquistato a caro prezzo e condividiamo appieno le parole del Presidente Sergio Mattarella che, in occasione della Festa della Liberazione dal nazifascismo lo scorso 25 aprile, invitava a “a non arrendersi all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità”.
Confcooperative Lombardia associa oltre 2.000 cooperative per oltre 100.000 lavoratori e lavoratrici, con un incremento della forza lavoro di oltre il 27% negli ultimi 10 anni. Come associazione di imprese abbiamo convintamente accompagnato le cooperative nella crescita economica ed occupazionale, anche grazie ad istituti lavoristici e sindacali che ne hanno agevolato il complessivo processo di sviluppo. Per tali motivazioni non possiamo non sottolineare la distanza e l’inadeguatezza dello strumento referendario in riferimento alle urgenti problematiche del mondo del lavoro che le imprese quotidianamente affrontano.
Sul Quinto Quesito che propone l’abbassamento da 10 a 5 anni per l’ottenimento della cittadinanza invitiamo a votare Sì.
La proposta si rivolge agli stranieri che vivono da lungo tempo in Italia, molti dei quali perfettamente integrati nel tessuto sociale e lavorativo, ma ancora privi di piena cittadinanza e dei diritti politici ad essa collegati. Rimangono inalterati gli altri requisiti necessari quali la conoscenza della lingua italiana, la regolarità del pagamento delle tasse e l'essere incensurati.
La questione riguarda circa 2,5 milioni di persone che lavorano e risiedono in Italia (circa 1,7 milioni di persone immigrate in Italia da anni, assieme ai loro circa 900mila figli minori); persone che stanno già lavorando anche nelle nostre cooperative, oltre che in altre imprese, e minori e giovani compagni di scuola o di università dei nostri figli e che oggi incontrano ancora difficoltà e discriminazioni legate proprio al non essere ancora considerati cittadini italiani a pieno titolo.
La cooperazione di Confcooperative da sempre sostiene politiche e pratiche orientate all’inclusione e all’integrazione delle persone migranti, riconoscendo il loro contributo fondamentale alla costruzione di una società pluralista, giusta e solidale.
Lo fa perché vogliamo rispondere a quel “dovere inderogabile” che la Costituzione all’art. 3 assegna come compito alla Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Per questo e perché vogliamo contribuire alla promozione di una società aperta, solidale e inclusiva, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, invitiamo la cooperazione tutta ad andare a votare sì sulla scheda n. 5.