Domenica 28 aprile, nella cornice della tradizionale Veglia di preghiera per il lavoro promossa dalla Diocesi ambrosiana, l’Arcivescovo Mario Delpini ha guidato una serata di ascolto, riflessione e speranza sul valore del lavoro.
Tra queste, la testimonianza di Laura, dipendente della cooperativa sociale Vesti Solidale. Entrata in cooperativa nel 2011 dopo esperienze nel settore privato, Laura ha raccontato il suo percorso:
“È stato come aprire una finestra e lasciar entrare aria nuova. Un lavoro che non si ferma ai numeri, ma guarda alle persone, alla dignità, all’inclusione.”
Nel suo ruolo tecnico, Laura vive ogni giorno il legame tra sostenibilità ambientale ed inclusione sociale. Attraverso il recupero di abiti usati, computer, toner, la cooperativa crea percorsi di inserimento per persone fragili.
“Il nostro lavoro parte dai rifiuti, ma arriva molto più lontano. Ogni sacco raccolto può rappresentare un nuovo inizio.”
In un anno segnato dal cammino giubilare, Laura ha ricordato che il lavoro è più di un’attività: è un gesto di alleanza, una scelta di giustizia, una forma concreta di speranza.
“Nulla e nessuno è davvero da scartare.”
Il testo integrale dell'intervento
Venivo da esperienze in aziende più tradizionali, dove l’attenzione era soprattutto rivolta a obiettivi economici e risultati concreti. Entrare in questa realtà è stato per me come aprire una finestra e lasciar entrare aria nuova: ho incontrato un altro modo di pensare e vivere il lavoro. Un lavoro che non si ferma alla scrivania, ai numeri o alle email, ma che guarda alle persone. Che si prende cura, che accoglie, che crea opportunità. Un lavoro che unisce competenze e valori. Che mette al centro la dignità, l’inclusione, la relazione. Mi occupo di consulenza nella gestione amministrativa dei rifiuti per le aziende, e seguo anche il comparto commerciale. È un’attività tecnica, fatta di precisione e responsabilità. Eppure, dentro ci metto ogni giorno qualcosa che va oltre: ci metto il cuore. Perché sento che, dietro ogni pratica, dietro ogni contratto, c’è una storia che può ricominciare. Il nostro lavoro parte dai rifiuti, ma arriva molto più lontano. Attraverso la gestione di abiti usati, toner esausti, computer ed elettrodomestici, si costruiscono percorsi di inserimento lavorativo per persone fragili, che hanno vissuto l’esclusione e la fatica. E che oggi, grazie a una seconda possibilità, ritrovano fiducia e valore. Ogni sacco raccolto può rappresentare un nuovo inizio. Ogni giorno vedo colleghi e colleghe che hanno attraversato momenti duri, rialzarsi e mettersi in gioco. È in questo continuo movimento che il lavoro diventa riscatto, solidarietà, giustizia. Anche per me, è stato così. In questi anni ho ricevuto molto più di quanto ho dato. Ho visto crescere persone e speranze. Ho capito che lavorare può essere un gesto di alleanza, un atto sociale. Che ciò che si credeva perduto può essere rigenerato, e che ogni competenza può trasformarsi in un dono da condividere. In questa cooperativa, l’economia circolare non è solo ambientale: è una scelta di relazione. È mettere le proprie capacità al servizio degli altri, è trasformare ciò che si riceve in qualcosa da restituire. È fare rete, camminare insieme, generare valore che si moltiplica. In questo anno giubilare, credo con forza che il lavoro possa diventare davvero generatore di speranza. Una speranza che passa attraverso le mani, la fatica, i gesti quotidiani. Che mette al centro le persone e costruisce un’economia che accompagna, accoglie e restituisce. Sono grata di far parte di questo cammino. Perché, anche nel mio piccolo, sento che ogni giorno contribuisco a un pezzo di mondo più giusto. E ho imparato che niente e nessuno è davvero da scartare.