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DDL Sicurezza, quando a essere intollerante è lo Stato

DDL Sicurezza, quando a essere intollerante è lo Stato

L'editoriale della presidente di Confcooperative Federsolidarietà Valeria Negrini

Categorie: Confcooperative Federsolidarietá

Tags: DDL Sicurezza

Il DDL 1660 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, approvato lo scorso 18 settembre alla Camera e ora in discussione al Senato, pur presentando alcuni aspetti che giudichiamo positivamente, ne presenta altri che invece suscitano contrarietà e forte preoccupazione da parte della nostra organizzazione.

Tra gli aspetti positivi citiamo, ad esempio: le norme relative alla protezione dei collaboratori e dei testimoni di giustizia; quella che non consente di procedere alla revoca della cittadinanza se la persona non ne possieda un’altra; il rafforzamento degli strumenti di deterrenza del fenomeno delle truffe agli anziani; il sostegno agli operatori economici vittime di usura; le norme relative alla concessione dei benefici ai detenuti e in materia di attività lavorativa degli stessi.

Esprimiamo invece ferma contrarietà e forte preoccupazione sulle altre norme contenute soprattutto al CAPO II, III, V che introducono nuove fattispecie di reato e numerose aggravanti per reati già perseguiti nel Codice Penale.

Queste norme infatti non colpiscono la criminalità organizzata, né hanno come obiettivo garantire sicurezza sociale e civica, ma, semplicemente e drammaticamente trasformano in reato e rende punibili comportamenti quali la disobbedienza civile, la non collaborazione, l’azione nonviolenta, lo sciopero, il boicottaggio non violento.

L’intento è quello di scoraggiare, soffocare la manifestazione del dissenso in forma organizzata e collettiva. Non c’è solo sproporzione della pena, ma c’è l’idea che l’inasprimento delle pene, l’introduzione di nuovi reati possano essere la soluzione a problematiche sociali che invece hanno necessità di essere viste ed affrontate in altro modo, attraverso politiche e investimenti.

Di nessuna efficacia, se non quella di ingolfare i tribunali o aumentare il sovraffollamento delle carceri, le norme che prevedono, ad esempio, condanne per chi protesta contro i licenziamenti, per gli studenti che si riuniscono per chiedere scuole migliori e sicure, per chi organizza manifestazioni per sensibilizzare sui rischi del cambiamento climatico.

E non si comprendono i benefici nel vietare l’acquisto della scheda telefonica alle persone straniere non ancora dotate di permesso di soggiorno; né quale assurda soddisfazione o vittoria qualcuno immagina di ottenere nel poter incarcerare donne incinte o donne con bambini al di sotto di un anno.

Vogliamo ricordare che la sanzione penale è considerata l’extrema ratio e che il diritto al dissenso e quello di manifestare in Italia trovano la loro tutela nei principi previsti dagli articoli 17 e 21 della nostra Costituzione.

Così come vogliamo ricordare, anche al Governo e ai suoi ministri, che IL DIRITTO alla LIBERA MANIFESTAZIONE del PENSIERO rappresenta la BASE del SISTEMA DEMOCRATICO; chi dissente, chi si frappone alle aspettative della maggioranza, qualunque essa sia, NON è un nemico.

E nemico non lo è nemmeno quel giovane apicoltore che, per aver esposto sul suo banchetto al mercato di un paese in provincia di Monza e Brianza, uno striscione che chiedeva di fermare i bombardamenti a Gaza si è visto appioppare una multa con l’accusa di “propaganda politica non autorizzata”; poi qualcuno deve essersi accorto che per “fare propaganda” non serve alcuna autorizzazione e la multa è stata annullata.

Forse ci si è resi conto che esprimere la propria opinione pubblicamente non solo non è un reato, ma è una PRATICA DI LIBERTA' che tutte le persone, tutti i politici, TUTTI I CITTADINI SVOLGONO OGNI GIORNO, SUI SOCIAL, SUL LAVORO, NELLA VITA QUOTIDIANA.

Quanto accaduto però è un sintomo di come, questo Decreto, non ancora definitivamente approvato, già produca i suoi effetti, fino ad arrivare a inventarsi un reato che non esiste.

Chi dissente, soprattutto in modo pacifico, lo ribadiamo con forza, non è un nemico; non lo sono stati Martin Luther King negli USA, o don Lorenzo Milani o Aldo Capitini e Altiero Spinelli in Italia.


Valeria Negrini

Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia