La cooperazione nell’economia sociale, un Action Plan italiano. Un appuntamento, organizzato a Roma dall’Alleanza delle Cooperative Italiane, in collaborazione con Social Economy Europe e CECOP per analizzare le prospettive dell’economia sociale e illustrare le proposte del movimento cooperativo italiano, alla presenza, tra gli altri di Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e Lucia Albano, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze.
"L'economia sociale presenta una dimensione industriale, che non si esprime solo nella pur importante presenza, in particolare in Francia, Italia e Spagna, nel comparto manifatturiero, ma proprio nella fondamentale funzione di industrializzare la partecipazione e il protagonismo economico di lavoratori e territori. Con questo ci riconosciamo molto bene nella strategia industriale europea che si articola in 14 ecosistemi industriali, che vedono comunque presenti le nostre cooperative, con diverse dimensioni è intensità, in ciascuno dei 14 cluster e non solo in quello denominato 'economia sociale e prossimità'. L’economia sociale non è una politica di settore, ma una strategia economica che impatta complessivamente sullo sviluppo e l’assetto economico e imprenditoriale. Quindi un piano d’azione per l’economia sociale deve necessariamente avere un orizzonte ampio e puntare ad obiettivi di trasformazione e innovazione sociale" ha detto Giuseppe Guerini, presidente di CECOP-CICOPA Europa (Confederazione Europea delle Cooperative Industriali di Lavoro e servizi), organizzazione di rappresentanza che affilia 26 associazioni in rappresentanza di circa 50.000 aziende con più di 1,3 milioni di lavoratori in Europa.
"Le cooperative - ha proseguito - hanno una funzione importante per industrializzare alcuni processi. E possiamo giocare un ruolo rilevante, come economia sociale e come cooperative, nel ricucire le fratture che si stanno realizzando nelle periferie e nei luoghi a rischio spopolamento. Abbiamo delle ricette, a livello italiano ed europeo, che possiamo mettere in campo. Proprio in questo momento, in cui l’Europa è in difficoltà nel darsi un nuovo senso identitario condiviso, l’Unione potrebbe trovare una risposta nella vivacità e nel fermento delle comunità locali. Non a caso San Benedetto è patrono d’Europa, con i monasteri che hanno costruito comunità, legami e valori su cui tutt’oggi si basa l’Europa. Ripartire dalle comunità locali è la strada che dobbiamo ripercorrere".
"Dobbiamo far fronte anche al tema dei finanziamenti e dell’approvvigionamento di capitali - ha detto Guerini -. Possiamo immaginare di fare l’unione dei capitali delle imprese dell’economia sociale, seguendo l'esempio di altri paesi con i fondi mutualistici? Abbiamo già degli strumenti che potrebbero essere adattati in questa direzione, come i fondi cooperativi o CFI".
"L’Europa che verrà, dopo le ultime elezioni, non potrà prescindere da un rafforzamento dell’economia sociale. Con oltre 2,8 milioni di organizzazioni che impiegano più di 13,6 milioni di lavoratori, è uno dei motori pulsanti del Vecchio Continente. E le cooperative ne rappresentano il soggetto più significativo con 176.000 imprese e 4,7 milioni di persone occupate. Sono tre gli ambiti prioritari sui quali chiedo l’intervento del governo italiano: sul fronte legislativo è necessario prevedere una legge quadro per definire il perimetro dell’economia sociale, come avviene in altri Paesi. Andrà rivista la programmazione dei fondi europei e nazionali, va progettata in modo da offrire opportunità di finanziamento e di accesso all’economia sociale, anche tramite una riserva obbligatoria di destinazione come avviene in alcuni Paesi europei. Occorre, inoltre, immaginare modalità specifiche di partenariato pubblico-privato nell’ambito dei servizi di welfare, cultura, servizi alle comunità, sviluppo sostenibile e ambiente, energia anche al fine di creare occupazione e inclusione sociale dei soggetti più fragili", ha chiosato Maurizio Gardini, rappresentante di Alleanza Cooperative e presidente Confcooperative.