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Nella cooperativa Comin il welfare è aziendale

Nella cooperativa Comin il welfare è aziendale

Best practice

Categorie: Confcooperative Federsolidarietá

Tags: welfare aziendale,   best practice,   cantiereperilwelfare

Un sistema di welfare che pone al centro il benessere dei soci, inteso a 360 gradi, per migliorare la qualità della vita nelle sue 24 ore quotidiane, lavorative e non, senza dimenticare la sostenibilità: è quello messo in campo dalla cooperativa sociale Comin di Milano, grazie a un bando ministeriale, partito due anni fa.

Il lavoro della cooperativa in questa direzione parte, però, prima di quel bando, da più lontano, con la formazione di alcuni operatori sul tema del welfare aziendale e con la costituzione di un gruppo di lavoro interno che si occupa della conciliazione famiglia-lavoro, con l’intento di raccogliere soprattutto i bisogni dei soci, che sono in totale 348 (volontari compresi).

Noi siamo una cooperativa sociale – spiega Marta Rossi, coordinatrice del progetto di Welfare – e trova radice nel nostro DNA il motivo per cui abbiamo scelto di occuparci di questo tema. Ci sono argomenti su cui mettiamo un'attenzione naturale, come la distribuzione dei ruoli, ad esempio, o la parità di salario”. O come il welfare aziendale, appunto.  

La cooperativa ha quasi 50 anni di storia alle spalle (è stata fondata nel 1975) e oggi si occupa di una serie di servizi, che spaziano dall’accoglienza in comunità al sostegno educativo alla famiglia, arrivando alla coesione sociale e promozione del benessere. Attualmente gestisce in tutto 39 servizi, 14 progetti e 6 comunità sul territorio Lombardo.

Il progetto di welfare aziendale, che vede il coinvolgimento anche di altre cooperative (ognuna delle quali poi si è mossa in autonomia, restando nel perimetro del bando) prevede una serie di azioni attivate dalla cooperativa Comin:  ci sono il supporto per il centro estivo dei bambini (richiesto da 24 soci), servizi sanitari integrativi (il Piano 381 di Cooperazione Salute, rivolto alle cooperative sociali, di cui usufruiscono 234 soci), c’è anche il contributo mobilità (52 i soci che ne hanno beneficiato) e il supporto all’educazione finanziaria individuale (18 soci). Ogni singola azione ha un tetto economico predefinito dal progetto.

Per quanto riguarda il contributo per i centri estivi/invernali dei bambini, il contributo, per il quale si può fare richiesta, copre una percentuale variabile della retta dei Centri. L’importo cambia in base al numero di figli, per cui non per tutti è previsto il 100% del contributo: in questo modo e con questa scelta si è deciso di dare la possibilità a più persone di usufruirne.

Lo stesso discorso vale per l'acquisto di un mezzo di mobilità dolce, monopattino elettrico, una bicicletta, uno skateboard. In questo caso il contributo riguarda esclusivamente la spesa che fa il dipendente, non il familiare. E, anche in questo caso, c’è un tetto massimo.

Sul fronte più prettamente sanitario, si è passati dal Piano Contrattuale base (i piani contrattuali sono quelli studiati per le aziende che vogliono iscrivere i propri dipendenti a un fondo di sanità integrativa, in modo da assolvere, così facendo, l'obbligo contrattuale previsto dai CCNL dei settori) al welfare aziendale del Piano 381, specifico per le cooperative sociale e che prevede massimali più alti per alcune spese mediche e una copertura per più interventi/visite. “Quando abbiamo presentato il bando per il progetto, due anni fa, c’erano meno soci – spiega la coordinatrice – ma siamo riusciti comunque a soddisfare tutte le richieste, con un’integrazione economica da parte nostra”.

Altro campo è quello dell’educazione finanziaria: sono previste giornate aperte a tutti, quasi assembleari, per sensibilizzare sul tema e poi momenti individuali, a tu per tu con il socio, in modo da dargli tutti gli strumenti utili per “muoversi” economicamente, tenendo conto delle specifiche esigenze che può avere.  

Durante l’attivazione dei diversi servizi, i soci sono stati accompagnati anche per poterli utilizzare al meglio. Così, ad esempio, in ogni territorio è stata inserita una persona che potesse dare informazioni pratiche rispetto al Piano Sanitario 381 di Cooperazione Salute. “Usufruivamo già prima del piano base contrattuale, ma ci siamo accorti che l’effettivo utilizzo era scarso. Perché un conto è sapere che puoi avere accesso un servizio, un altro è sapere come utilizzarlo, come chiedere un rimborso. Quindi abbiamo deciso di concentrarci sul lavoro di accompagnamento”, sottolinea Marta Rossi.

Il progetto terminerà a metà del 2024, ma la cooperativa si è già messa in moto per assicurare una copertura dei contributi fino a fine anno. Nel frattempo, si stanno guardando attorno per capire se ci sono bandi simili all’orizzonte, che vanno nella direzione già segnata. Contestualmente si stanno attivando per arrivare a una valutazione complessiva del progetto, nell'ottica del gradimento e della soddisfazione dei soci, se è servito o meno, cosa ha riscosso più interesse, ma anche cosa servirebbe di più in futuro.