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Il Credito Cooperativo fa la differenza. E favorisce l’inclusione finanziaria

Il Credito Cooperativo fa la differenza. E favorisce l’inclusione finanziaria

L'evento con Federcasse all'Università Cattolica di Milano

Categorie: Confcooperative Lombardia

Tags: Bcc,   Banche di Credito Cooperativo

Strategico per il territorio, in grado di favorire l’inclusione finanziaria e capace di rispondere alle nuove sfide che stanno investendo l’intero settore bancario. Quello della cooperazione di credito è un sistema solido e competitivo che, a livello europeo, secondo i dati dell’Associazione europea delle banche cooperative (EACB), può contare su oltre 39 mila le cooperative bancarie, con 88 milioni di soci, 226 milioni di clienti, 718 mila dipendenti, 5 mila miliardi di euro di depositi e total asset per 9,3 miliardi di euro. È per questo che il credito cooperativo - non avendo obiettivi di massimizzazione del profitto ma piuttosto di sostegno allo sviluppo economico-sociale - può fare la differenza a livello sia nazionale sia internazionale.

Ne sono convinti studiosi provenienti da Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti, amministratori, manager, esponenti di autorità di vigilanza e associazioni del settore che venerdì 1° dicembre si sono riuniti nella Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per partecipare al workshop di ricerca “The future of Financial Mutuals”. L’incontro, promosso congiuntamente dal Centro di ricerca sul Credito Cooperativo (CRCC) dell’Università Cattolica, dal Centre for Banking Research (CBR) della londinese Bayes Business School, dall’inglese Building Societies Association (BSA) e da Federcasse, è il terzo di una serie di incontri avviata qualche anno fa e che, alternandosi tra Londra e Milano, intende portare avanti una riflessione sulle modalità con cui la cooperazione finanziaria si sta adattando ai cambiamenti.

Il direttore generale di Federcasse (l’associazione delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Casse Raiffeisen italiane) Sergio Gatti ha spiegato: «l’interesse accademico crescente per il settore bancario cooperativo è sintomo di una sempre maggiore consapevolezza della “diversità” che serve al comparto finanziario per svolgere un ruolo fondamentale nelle numerose transizioni (ambientale, sociale, digitale, ecc.) che la nostra società si trova ad affrontare».

In Italia le Banche di Credito Cooperativo (BCC), le Casse Rurali, le Casse Raiffeisen sono 223 (dati Federcasse), il 51% delle banche operanti sul territorio nazionale. Presenti in 2.529 Comuni e 102 province con 4.096 sportelli (il 31% dei quali collocati in aree interne) hanno un patrimonio (capitale e riserve) di 23,6 miliardi di euro. A giugno 2023 le loro quote di mercato nei prestiti erogati alle micro-piccole-medie imprese hanno superato abbondantemente il 20% in tre settori-chiave e ad alta intensità di lavoro dell’economia italiana: piccola manifattura e artigianato, agricoltura, turismo. Nel frattempo, il CET 1 ratio, principale indicatore di solidità patrimoniale, è salito al 23,3%, significativamente superiore alla media dell’industria bancaria nazionale (15,6%). In 723 Comuni italiani le BCC rappresentano l’unica presenza bancaria.

«Per questo, abbiamo bisogno di una ricerca accademica di alta qualità e internazionale per comprendere al meglio l’impatto che le banche cooperative hanno sulle molteplici dimensioni del ben-essere di soci e clienti; ma anche di fornire ai legislatori e ai regolatori una analisi scientifica e imparziale che dovrebbe costituire la base per politiche efficaci e lungimiranti», ha aggiunto Gatti. «La funzione obiettivo delle banche cooperative è complessa e multidimensionale: tende a promuovere crescita inclusiva e sostenibile, a rafforzare la coesionesociale, a interloquire con responsabilità con i soci e gli stakeholders locali. È per questo che accademici e professionisti devono dialogare sempre di più. Una occasione come quella di oggi, in questo senso, è particolarmente utile e stimolante».