La Giornata contro la Violenza sulle Donne non è solo un'occasione per riflettere, ma per agire, per reagire. Ogni 72 ore una donna viene uccisa. E l’amore non c’entra niente.
È innegabile, la morte di Giulia ci costringe a fare i conti. Dove si nasconde la violenza? Negli atteggiamenti tossici, evidenti e invisibili, di un'idea di mascolinità fatta di dominazione e controllo, sottolineando il bisogno di un cambiamento culturale profondo.
Le statistiche parlano. Gli ultimi rilievi Istat sugli stereotipi di genere e l’immagine sociale della violenza tracciano un quadro desolante. Emerge una minore tolleranza della violenza fisica nella coppia, ma il 10,2% degli intervistati, soprattutto giovani, dichiara di accettare ancora il controllo dell’uomo sulla comunicazione (cellulare e social) della propria moglie/compagna. I dati sulla percezione della violenza sessuale rivelano un problema ancor più serio. Quasi il 40% degli uomini ritiene che una donna, se davvero non lo vuole, possa sottrarsi a un rapporto; il 20% che la violenza sia giustificata dal modo di vestire delle donne. È assolutamente inaccettabile.
Non si tratta più solamente di condannare gli atti violenti, ma di smantellare gli stereotipi nocivi e le strutture sociali che li sostengono. La responsabilità inizia a casa, nella nostra cerchia di amici, nei luoghi di lavoro e nelle comunità. Si tratta di sfidare atteggiamenti sessisti e di promuovere una cultura che metta al centro il rispetto.
La chiave per spezzare le catene della violenza risiede nell'educazione. Fin da piccoli, dobbiamo insegnare ai nostri figli l'uguaglianza e la consapevolezza. C’è un cortocircuito del processo educativo. È nostra responsabilità capire dov’è.
Eppure, la responsabilità non può ricadere unicamente sulle spalle delle donne.
Gli uomini devono prendere parte attiva nella lotta contro la violenza di genere. Non è sufficiente essere spettatori in silenzio.
Non possiamo più permettere che la violenza sulle donne resti un'ombra oscura sulla nostra società.
Tra le imprese aderenti a Confcooperative sono oltre un centinaio quelle attive nell’accoglienza di donne e minori vittime di violenza, inclusi alcuni programmi sperimentali, di recupero, dedicati a uomini responsabili di atti violenti contro le donne.
Come Commissione Dirigenti Cooperatrici da due anni partecipiamo al progetto nazionale #fattisentirecontrolaviolenza, una campagna contro gli stereotipi di genere che in occasione del 25 novembre ha lanciato un messaggio social a cui stanno aderendo cooperative e Confcooperative da tutto il Paese.
Questo è il nostro impegno concreto, ma ora chiediamo a tutti di alzare la voce, di rompere il silenzio. Facciamo rumore.
Giuliana Baldin
Coordinatrice della Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative Lombardia