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Educativa scolastica, lavori in corso

Educativa scolastica, lavori in corso

Intervista a Maria Grazia Campese, vicepresidente Confcooperative Federsolidarietà Lombardia  

Categorie: Confcooperative Federsolidarietá

Tags: Scuola,   cantiereperilwelfare,   educativa scolastica

Maria Grazia Campese, vicepresidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia, traccia un quadro di insieme sul tema dell’educativa scolastica, parlando dei lavori in corso, ma anche dei risultati che la cooperazione vuole raggiungere

Chi è l’educatore scolastico, cosa fa e quante sono le persone che si occupano di questo servizio nelle cooperative?  
In Lombardia attualmente, gli educatori scolastici sono circa 11.000.  L’educatore scolastico per l’inclusione è un professionista dell’educazione che lavora in favore dell’inclusione degli studenti con disabilità, da un lato garantendo il loro diritto allo studio, dall’altro rispondendo ai differenti bisogni educativi e utilizzando strategie educative, didattiche e relazionali finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno.  Supporta, quindi, la realizzazione delle loro autonomie, a partire dalle loro possibilità e nella prospettiva della costruzione di un progetto di vita della persona.
L'inclusione scolastica si realizza nell'identità culturale, educativa, progettuale, nell'organizzazione e nel curricolo delle istituzioni scolastiche nonché attraverso la definizione e la condivisione del progetto inclusivo fra scuole, famiglie e altri soggetti, pubblici e privati, operanti sul territorio.
L’educatore scolastico svolge in tale ambito un ruolo fondamentale, perseguendo, come detto, l’integrazione dello studente con disabilità nella scuola. Questo è reso possibile grazie a un lavoro che coinvolge anche gli altri studenti del gruppo classe, il personale della scuola e gli insegnanti. L’educatore scolastico si interfaccia infatti con i docenti di classe con un’attività complementare, ma distinta da quella dell’insegnante di sostegno.

All’educatore scolastico per l’inclusione vengono garantiti dalle cooperative spazi di equipe, supervisione e formazione, oltre ad un coordinamento per organizzare e mettere a disposizione all’interno della scuola, strumenti, competenze e opportunità proprie del terzo settore, in un lavoro di raccordo anche con le attività e opportunità extrascolastiche. 

In Lombardia c’è un tavolo aperto, che coinvolge tutti gli attori (Regione, Comuni, cooperative, associazioni dei familiari dei disabili), per affrontare il tema. Perché si è sentita la necessità di lavorare insieme? Quali sono le criticità principali oggi?  
Come mondo della cooperazione sociale abbiamo avvertito forte l’esigenza di uno spazio di confronto con tutti i soggetti ingaggiati nella definizione e gestione di questo servizio, per ripensarlo insieme, vista la difficoltà attuale di poterlo garantire con qualità ed efficacia.  

Un’analisi regionale ha mostrato, infatti, una serie di criticità legate prioritariamente alle difformità nelle mansioni richieste e riconosciute a questo servizio. In primo luogo, in molti capitolati è ancora descritto come meramente assistenziale, in realtà nell’operatività richiede competenze tecniche specialistiche e figure professionali molto competenti. Allo stesso modo, non sono definite univocamente le caratteristiche del personale da impiegare e vi è una eterogeneità nelle competenze richieste nei vari bandi, aspetto che in questa fase storica di carenza delle professioni di cura rende ancora più difficile l’ingaggio degli operatori necessari per l’erogazione del servizio. 

Inoltre, la valorizzazione economica riconosciuta non è adeguata alla natura del servizio: a livello regionale, infatti, sono riconosciuti 20 euro iva inclusa per ogni ora di intervento dell’educatore, che sono del tutto insufficienti a coprire il lavoro sopra descritto.

Il tema della sostenibilità economica deve riferirsi necessariamente al contratto collettivo nazionale della cooperazione sociale per sostenere l’attività, che consiste nell’operato dell’educatore in classe con l’alunno, ma anche in una serie imprescindibile di azioni di programmazione e organizzazione del suo lavoro.

Un’altra criticità riguarda la modalità di ingaggio, che deve essere ripensata, stabilizzandola. Attualmente, infatti, il riconoscimento in molti capitolati avviene solamente in presenza dell’alunno e ciò crea discontinuità, frammentazione e precarietà di lavoro, che rendono molto difficile per noi cooperative la tenuta nel tempo del servizio e la garanzia di continuità educativa così preziosa per gli alunni e le alunne con disabilità, che stabiliscono relazioni significative con i nostri educatori. 

Infine, esiste a livello regionale una difformità delle competenze degli operatori di questo servizio: circa 4.000 di questi 11.000 non hanno competenze teoriche di natura educativa.  

Per questo, insieme a Regione Lombardia e nel confronto con tutti gli attori che hanno competenze sul tema in oggetto (Anci e i Comuni che gestiscono il servizio da un punto di vista amministrativo, l’Ufficio Scolastico Regionale poiché l’attività si svolge all’interno delle scuole, le Associazioni di famiglie di persone con disabilità che tutelano i loro diritti, l’Ats che emette le certificazioni) stiamo ragionando, in un lavoro molto proficuo, sul  valore di questo servizio, sulle caratteristiche generali, sugli aspetti operativi e su un percorso di qualificazione degli operatori che consenta di superare queste difformità, per dare dignità ad un servizio di primaria importanza.  

Con il lavoro in corso, quali risultati vuole raggiungere la cooperazione?  
La finalità ultima in cui ci siamo tutti riconosciuti è il superamento di questa fase di grande criticità nella quale si fatica a garantire e mantenere il servizio, giungendo quindi ad una maggiore stabilizzazione delle condizioni di intervento. Questo significa innanzitutto, che sia riconosciuta omogeneamente in tutta la Regione la natura educativa del servizio che garantisce l’assistenza ad personam agli alunni con disabilità e che siano definite univocamente le competenze necessarie per lo svolgimento di questo servizio. 

Il punto di caduta sarà la revisione delle Linee Guida che delineano il servizio su tutto il territorio regionale e definiscono in maniera prescrittiva la realizzazione dell’attività nelle scuole secondarie di secondo grado – che sono prettamente di competenza regionale- ma rappresentano anche un modello di riferimento per il servizio erogato a livello delle scuole di primo grado, di competenza comunale. 

All’interno di queste linee guida dovrà anche essere determinato un riconoscimento economico adeguato, che renda sostenibile e realizzabile il servizio da parte delle cooperative e gli enti del terzo settore. 

Prevediamo, altresì, la definizione di un percorso formativo realizzato da Regione Lombardia che consenta a chi sta svolgendo questo lavoro da tempo di poter acquisire le competenze teoriche necessarie alla prosecuzione del lavoro nelle condizioni odierne. 

Quando è prevista la conclusione del percorso di confronto avviato con Regione Lombardia e gli altri attori?  
L’obiettivo che ci siamo dati è la revisione delle Linee Guida entro la fine di questo anno scolastico, così che possano essere valide e in vigore già dal prossimo anno 2023/2024.
Rispetto al percorso formativo di riqualificazione sono necessari tempi più lunghi e per questo si prevede un periodo di transizione che possa essere sostenuto dalla definizione di alcune deroghe nelle qualifiche richieste per il prossimo anno scolastico, funzionali a non bloccare l’attività fino al completamento del processo di revisione nel suo complesso.