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Base Gaia, la cooperazione si fa cohousing

Base Gaia, la cooperazione si fa cohousing

Qui si è svolto il primo consiglio dell'anno di Confcooperative Habitat Lombardia

Categorie: Confcooperative Habitat

Tags: Base Gaia,   cooperativa di abitare,   habitatLombardiaintour

Una cucina condivisa, tavolo grande, microonde, lavastoviglie, forno, un divanetto in fondo alla sala. Tutto ciò che serve per un pranzo o una cena in compagnia. Nella cucina due grandi porte finestre permettono di uscire in cortile. Sullo stesso piano, che è il piano terra, un monolocale, per ospitare chi arriva, una grande sala, aperta al quartiere e uno spazio di coworking, aperto a chi nel condominio risiede. Dal primo al quinto piano vivono 10 famiglie, 10 appartamenti diversi per metratura. Al sesto piano, l’ultimo, la lavanderia comune: una lavasciuga professionale, tante lavatrici, un foglio e una matita per segnare chi la utilizza e quando. Fuori un terrazzo enorme che abbraccia simbolicamente tutto l’edificio e si affaccia su un parco. Nel seminterrato ci sono anche una cantina condivisa (le scaffalature dividono l’intera stanza, ogni famiglia ne ha una riservata), la sala destinata al deposito degli acquisti di gruppo solidali e il garage per tutti. Sono 200 metri quadrati in totale, gli spazi comuni.
In mezzo, fra un piano e l’altro, la condivisione non solo di sale, ma anche di servizi utili a tutti, come portare la spazzatura in strada (ognuno ha il proprio turno, segnato in un foglietto affisso dentro l’ascensore) o dare una mano – reciprocamente – in caso di gestione dei figli. Sono una ventina i bambini e i ragazzi con meno di 20 anni che abitano qui. Qui dove? Qui è il Cohousing – Base Gaia, in zona Crescenzago, a Milano. In questa sede si è svolto il primo consiglio dell'anno di Confcooperative Habitat Lombardia, occasione per ascoltare dalla voce dei protagonisti l'esperienza della cooperativa. 
I sei piani, gli spazi comuni, il seminterrato sono quello che si vede e ora si vive, il risultato finale di un progetto sviluppato nel corso degli anni. Partendo da un’idea ben precisa, che è porta aperta su un quartiere, ma anche su un nuovo modo di abitare: questo è quello che non si vede, ma ne costituisce le fondamenta, la base di una costruzione vissuta e condivisa pezzo per pezzo. Un vero e proprio cohousing nato dal basso, realizzato da una cooperativa di abitazione.

 Il percorso inizia nel 2012, con un gruppo di amici che si ritrova per provare a dare vita e forma a un’idea, costruire una casa, con ampi spazi comuni, che abbia elementi di vita condivisi. Per tre anni si lavora a quello che deve contenere il progetto. Poi vengono coinvolti i primi professionisti (commercialista, avvocato, architetto) e si individua il terreno su cui costruire. Prima di procedere all’acquisto del terreno si costituisce la cooperativa edilizia. Alcuni dei partecipanti iniziali si tirano indietro, bisogna trovarne altri per poter dare sostanza al progetto. Così viene fatto. Niente preclusioni, si chiede solo di condividere l’idea su un nuovo modo di abitare. La cosa fondante è proprio il gruppo, raccontano oggi gli abitanti del condominio, è fondamentale che condivida valori, che abbia una visione della vita quotidiana comune, il desiderio di avere e dare aiuto reciproco, buone relazioni interne alla casa, ma anche col quartiere in cui la casa sarà inserita.

La casa viene co-progettata con i professionisti assieme alle famiglie. Il percorso non è tutto in discesa: si cerca di dare ora forma a quella che prima era solo un’idea, cercando di realizzare i desideri di tutti. E poi gli aspetti pratici, burocratici, serve un anno per avere l’approvazione del progetto da parte del Comune. Poco dopo l'avvio dei cantieri, il fallimento dell’azienda con cui fare i conti. Si riparte, mattone dopo mattone. Si arriva al 2019: poco prima dello scoppio della pandemia, riescono ad aprire le porte del condominio e quelle degli appartamenti. Oggi non è solo abitato, ma vissuto: i soci/condomini si sono dati delle regole, sia per la gestione degli spazi, sia del gruppo, si sono aperti al quartiere, organizzano anche incontri per raccontare la loro esperienza, la fatica, gli ostacoli, ma anche la bellezza. Anche la bellezza, oggi, è condivisa. La cooperativa edilizia Base Gaia ha costruito mattone dopo mattone un abitare partecipato, che è diventato comunità, riuscendo a coinvolgere il quartiere.