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Nuova giunta regionale, le richieste della cooperazione sociale

Nuova giunta regionale, le richieste della cooperazione sociale
Intervento di Valeria Negrini, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia

Categorie: Primo PianoConfcooperative Lombardia

Tags: Regione Lombardia,   sociale,   giunta,   cantiereperilwelfare

“Da pochi giorni si è insediata la nuova Giunta di Regione Lombardia. A dispetto di quanto veicolato dai media nelle settimane scorse, il timore di un’eccessiva suddivisione delle deleghe, che avrebbe risposto più ai (pur legittimi) desideri delle forze politiche uscite vincenti dalle elezioni dello scorso febbraio, che alle esigenze di semplificazione dei processi amministrativi e di integrazione delle politiche di cui tanto ha bisogno questa Regione e i suoi abitanti, è stato fugato, e per questo esprimiamo soddisfazione.     

 Certo servirà una più convinta ed efficace integrazione anche tra l’Assessorato al Welfare (cui rimane in capo tutto il settore socio-sanitario) e quello delle Politiche Sociali: il percorso sociale-sociosanitario-sanitario ha a che fare con la vita delle persone dalla loro nascita e costituisce un continuum che, se troppo frammentato, rischia di indebolire l’efficacia delle azioni e degli interventi volti a soddisfare bisogni e risolvere problemi. Al centro le persone, che siano esse con disabilità, anziane, fragili, giovani, minori, adulti in difficoltà, nate in Italia o in un altro luogo; tutte devono ricevere la stessa attenzione, tutte hanno bisogno non solo di buoni o voucher per poi “arrangiarsi da sole”, ma di servizi e presa in carico che li accompagnino e sostengano nel loro percorso di uscita dalle difficoltà.

Un continuum che auspichiamo trovi ad esempio una prima concreta realizzazione proprio in quei luoghi, quali ad esempio le Case di Comunità che, se pensate appunto in una logica di integrazione delle professioni e delle competenze sia pubbliche che del privato non profit, possono rappresentare una risposta efficace alla frammentazione attuale ed evitare che troppe persone rimangano escluse da servizi e cure di cui hanno necessità per continuare a vivere una vita dignitosa.

C’è urgenza anche di un investimento maggiore nelle politiche dei servizi socio sanitari – da quelli residenziali ai diurni, dai domiciliari agli ambulatoriali, dai Consultori agli asili nido - sia attraverso il percorso già avviato di revisione e ammodernamento dei requisiti di accreditamento, sia in una indispensabile iniezione di maggiori risorse dedicate a questa insostituibile dorsale della cura territoriale; altrettanta attenzione ai minori e ai giovani la cui situazione di disagio e a volte di abbandono rischia di esplodere con conseguente impoverimento, anche economico, della nostra Regione e di dissipare  talenti, capacità, competenze, in una parola dissipare futuro.

Salutiamo con estremo favore l’unificazione delle deleghe che riguardano lavoro-formazione-istruzione; difficile non vedere lo stretto nesso e la maggior efficacia se le stesse sono  in capo ad una programmazione che è in grado di dispiegare e modulare le interconnessioni tra di loro; è evidente che sia necessaria una strategia unitaria tra la programmazione delle risorse e delle azioni per rispondere a chi ha bisogno di trovare un lavoro, a chi, per mantenerlo ha necessità di formazione, a chi si ritrova ogni anno nelle liste di collocamento perché ha una disabilità, a  chi sceglie un percorso di studi  vincolato più dalle condizioni sociali ed economiche della propria famiglia piuttosto che dalle proprie passioni e desideri, a chi quel percorso di studi lo abbandona.

Auspichiamo un irrobustimento delle politiche capaci di ridurre quelle diseguaglianze (di opportunità, di reddito, di istruzione, di condizione abitativa e sociale) già presenti in Lombardia e negli ultimi anni aumentate; tra queste le politiche per l’accesso alla casa, con un’attenzione specifica per i giovani siano essi studenti o lavoratori, per le famiglie di immigrati, per le famiglie a basso reddito.

Crediamo inoltre sia importante e strategica una forte attenzione ai giovani e alla cultura.

I giovani hanno bisogno di tornare a sentirsi cittadini di una dimensione di prossimità, a partire dal loro territorio, e territorio vuol dire il loro spazio e tempo di vita: della scuola, dell’università, dell’esperienza associativa, dello sport, in tutti quei luoghi in cui i giovani hanno uno spazio di agibilità. Questo ha anche una valenza di impegno prepolitico, che nelle nostre comunità c’è già ma, per renderlo reale ed effettivo, i giovani devono poter individuare una direzione di agire politico, di presa in carico del bene comune. Si tratta di saper connettere l’ambizione a rendere il mondo più giusto, più equo, con il concreto riconoscere che nella costruzione della propria città c’è uno spazio di diseguaglianza sul quale si può agire e, allo stesso tempo, sapere che quell’azione è un pezzo di un racconto più grande, di un’ambizione che osa di più. Progetti nuovi che possano coinvolgere le giovani generazioni e dare speranza al loro domani.

La cultura è spesso assente dal dibattito della campagna elettorale. Eppure la cultura ha la capacità di entrare in un dialogo innovativo e spesso sorprendente con i temi più vari: dall’ambiente alla salute e al benessere, dalla coesione sociale all’innovazione. Ridurre quindi il contributo della cultura solo ai valori economici è estremamente limitante; non coglie il punto vero, che è piuttosto la capacità della cultura di influire profondamente sui comportamenti, sui nostri atteggiamenti e sulle nostre risposte emozionali. L’accesso alla cultura offre la possibilità di sviluppare abilità e competenze, ci permette di scoprire nuovi modi di migliorare il nostro benessere psicologico, di capire il rapporto tra le nostre scelte quotidiane e gli obiettivi di sostenibilità ambientale, di imparare a stabilire un dialogo con chi è portatore di culture diverse dalla nostra, e, più in generale, di non aver paura delle idee che non ci sono familiari. Una paura che di fatto blocca la nostra capacità di essere innovativi come società e come economia.

Importante infine sviluppare maggiormente le politiche di sostegno allo sviluppo dell’imprenditorialità sociale e civile, che è intrinsecamente votata alla sostenibilità, declinata nei suoi elementi di salvaguardia ambientale, giustizia sociale e governo democratico e partecipativo. Per questo ci aspettiamo un intensificarsi del dialogo e del confronto su tutti i temi che riguardano il futuro della nostra Regione e sulle modalità di “messa a terra” delle risorse provenienti non solo dallo Stato ma anche dall’Europa.

La cooperazione sociale non si è mai sottratta ai luoghi di confronto e di lavoro comune; se coinvolta ha sempre portato punti di vista a e proposte che hanno arricchito le scelte di Regione, non si è mai limitata a chiedere solo “più soldi per”; ha saputo e sa rispondere a emergenze, lo ha fatto negli anni della pandemia, lo continua a fare nell’accoglienza ai migranti. Ha dimostrato di essere un luogo di inclusione lavorativa efficace per chi in altri mondi imprenditoriali non trova spazi; di occuparsi di cura e di promozione con servizi di qualità in campo sociale, educativo, sociosanitario; di saper sperimentare soluzioni nuove sempre più orientate alla sostenibilità e all’innovazione.

Questa capacità e questo impegno continueranno a essere la cifra che ci accompagnerà nei rapporti con i nuovi assessori. A tutti loro e al presidente Fontana gli auguri di buon lavoro da Confcooperative Federsolidarietà Lombardia”.

Valeria Negrini,
presidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia