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Terzo Settore, come valorizzare “il più bel patrimonio del Paese”

Terzo Settore, come valorizzare “il più bel patrimonio del Paese”

Un dibattito aperto, organizzato dal Forum Terzo Settore Lombardia, che ha preso avvio dalla presentazione del libro di Claudia Fiaschi “Terzo”

 

Categorie: Confcooperative Lombardia

Tags: welfare,   comunità,   cultura,   Terzo settore,   istituzioni

“Terzo Settore, il più bel patrimonio del Paese”: un titolo che apre strade, ma anche ragionamenti e interrogativi, quello scelto dal Forum del Terzo Settore Lombardia per il dibattito aperto che si è svolto il 12 dicembre nella sede di Confcooperative Lombardia a Milano, in occasione dell'Assemblea del FTS della Lombardia. Un incontro, moderato dalla portavoce Valeria Negrini, che si è sviluppato attorno alla presentazione di “Terzo – Le energie delle rivoluzioni civili” di Claudia Fiaschi, vicepresidente di Confcooperative (già portavoce nazionale del Forum Terzo Settore), in un confronto che ha visto il coinvolgimento del ministro delle Disabilità, Alessandra Locatelli, del presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti e dell’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità di Regione Lombardia, Elena Lucchini.

 

Il libro parte da uno sguardo, quello di Fiaschi, che, con competenza ed esperienza, accende i riflettori sul Terzo Settore, su quello che lo muove e sul sentimento di passione civile che lo anima.

Parlando, o meglio scrivendo, anche dei dialoghi, delle conversazioni avute nel corso degli anni: “Le tante persone del Terzo incontrate in questi anni hanno i volti di una passione civile, senza confini di luoghi e di creatività, persone che nella loro libertà raccolgono le realtà del presente come bussola dei bisogni del futuro”, scrive l’autrice, che durante l’incontro spiega: “Ho scritto questo libro anche per far cogliere il vantaggio competitivo di un Paese che ha al proprio arco la freccia della passione civile organizzata”. Ma la strada non è tutta in discesa, come sottolinea lei stessa: “Spesso troviamo interlocutori inconsapevoli, sembra ci sia una scarsa consapevolezza che questo mondo, messo nelle condizioni di sprigionare il proprio potenziale, può dare un contributo fondamentale al Paese. Non siamo ancora riusciti a far capire e percepire al mondo dei decisori questo potenziale. Il libro vuole porre una serie di temi, in tutti i campi”.

Anche il ministro Locatelli sottolinea che si trovano ancora resistenze, non solo a livello nazionale, ma anche locale, che esiste ancora una difficoltà nel dare attuazione al concetto di sussidiarietà, coprogettazione, co-programmazione. “Bisogna ancora fare un pezzo di strada per costruire quella fiducia reciproca fra istituzioni ed enti del Terzo Settore, che dovrebbe essere scontata, visto che le norme sono già in vigore. Il Terzo Settore fa cose insieme a noi, per noi, per tutto il Paese. È uno sforzo comune, una battaglia che mi vede in prima linea, tanto è vero che per portare questa visione di cooperazione a livello nazionale, abbiamo istituito un fondo sperimentale di 10 milioni per le città con oltre 300mila abitanti, per periferie inclusive, immaginando una rete di enti del Terzo settore, Comuni e istituzioni che possano lavorare insieme e costruire percorsi virtuosi”.

Come vincere queste resistenze? Quale può essere il ruolo delle Fondazioni in questo percorso? Ne parla Fosti: “Il contributo importante delle fondazioni è quello di promuovere e rafforzare una comunità attraverso specifiche iniziative e questo contribuisce a promuovere e rafforzare il sistema Paese”. L’attenzione delle Fondazioni verso il Terzo settore è legata a due motivazioni precise, una di tipo statutario. “E questa è la cornice - dice il presidente di Fondazione Cariplo ma dentro la cornice c’è la seconda motivazione, che è il senso di lavorare insieme attraverso alleanze che promuovano lo sviluppo della comunità”.

Avendo ben chiaro un punto di partenza fondamentale:Attenzione a non derubricare tutto a welfare, che è uno degli elementi costitutivi di un sistema, ma non il solo. Il contrasto alle disuguaglianze, infatti, non ce lo giochiamo solo con il welfare, ma anche con la cultura, ad esempio. Bisogna riuscire a immaginare sistemi che si muovono su più pedali, in modo più largo, non scegliendo settori, ma sfide strategiche”. E poi il rapporto con le istituzioni, che hanno un ruolo diverso, ma che deve essere interconnesso con quelli degli enti: “Dove c’è comunità che funziona c’è uno Stato che funziona e un mercato che funziona. Il lavoro sulla comunità vuol dire dotarsi di una struttura che non è fatta di qualcosa di materiale, ma di legami e di  fiducia. Io credo che il Terzo Settore abbia un compito fondamentale in questa costruzione”. La dimensione identitaria non è quella da perseguire in questo percorso, secondo il presidente di Fondazione Cariplo, che sottolinea: “Non aiuta a risolvere i problemi la prevalenza delle dinamiche identitarie”. Perché, spiega, sono quelle del “o io o tu”. La rete è efficace nel momento in cui è “io e tu” e i due elementi si tengono insieme quando c’è qualcosa in mezzo che li lega: se c’è una cornice di legame che permette di fare quell'operazione e se c’è un oggetto su cui ci si confronta. In altre parole, se tutti gli enti del Terzo Settore fanno rete fra di loro e questa rete dialoga e si confronta con le istituzioni, si attivano processi partecipativi. Più questa doppia rete funziona, più il Terzo Settore riesce a essere veicolo di crescita e sviluppo.

 Anche l’assessore Lucchini sottolinea l’importanza che istituzioni e Terzo Settore lavorino insieme:È importante che ci siano le istituzioni che diano un supporto gestionale ed economico ma devono essere affiancate dal terzo settore che deve trovare come interlocutore presente le istituzioni. I due mondi devono sempre convergere ed è quello che stiamo cercando di fare”.

 Percorsi, potenzialità, interrogativi, risposte da trovare, alleanze da costruire e sviluppare: il più bel patrimonio del Paese è in ancora in movimento.