Viviamo un periodo di grande incertezza, di crisi economica e sociale, con imprese in forte difficoltà e cittadini che non riescono più a pagare le bollette di casa. Con elezioni politiche ormai alle porte. In questo contesto, e proprio considerando la situazione che stiamo vivendo, una certezza l’abbiamo: l’Italia non può stare fuori dall’Europa. È la sua collocazione naturale e non può essere messa in discussione.
Lo diciamo da un punto di vista ben preciso, la Lombardia, che è la regione in cui viviamo e in cui operano le nostre imprese. E lo diciamo alla luce di numeri che raccontano quanto sia cruciale far parte dell’Europa. La Lombardia, con i suoi 366 miliardi, rappresenta il 22% del PIL Italiano. Secondo il Rapporto di Banca d’Italia, pubblicato qualche settimana fa, un contributo significativo alla ripresa è stato impresso dall’export delle imprese lombarde con una crescita del 19,1% rispetto al 2021 ma, dato ancora più attendibile e rilevante, del 6,6% rispetto al 2019. La maggior parte del flusso delle merci lombarde va nei Paesi UE e in particolare, come noto, in Germania ed in Francia.
Sempre secondo Banca d’Italia anche gli scambi internazionali di servizi tra le imprese italiane ed estere (particolarmente con quelle dell’UE) si sono nettamente ripresi dopo la crisi pandemica, anche se restano ancora al di sotto dei valori del 2019.
Grande rilevanza, infine, assumono le misure varate dall’UE nel settennio 2014-2020, di cui le nostre imprese hanno saputo beneficiare, come ben sanno le imprese cooperative più attente e “attrezzate” per intercettare queste preziose opportunità.
Se poi facciamo riferimento al PNRR e alla programmazione comunitaria 2021-2027, la Lombardia risulta destinataria rispettivamente di 11,92 miliardi di euro (dati in aggiornamento dal sito dedicato al PNRR di Regione Lombardia) e di complessivi 3,5 miliardi di euro (dato inerente al FESR ed FSE+ comprensivo anche del cofinanziamento regionale), con un incremento in quest’ultimo caso di circa l’80% rispetto al settennio precedente.
Credo che questi numeri ci debbano fare guardare l’attuale situazione politica e le prossime elezioni con un’angolatura che vada oltre le schermaglie delle singole forze politiche, a cui abbiamo assistito nel corso della campagna elettorale. Le valutazioni in merito alla caduta del governo Draghi (che ci stava portando fuori dalla crisi pandemica, abbozzando anche una postura in grado di affrontare le crisi energetiche e di materie prime) le ha espresse in modo chiarissimo il nostro Presidente Gardini in una nota ufficiale, nella quale tutti ci riconosciamo.
Il punto ora non è tanto pensare al 25 settembre, quanto a quello che potrebbe succedere il 27 settembre.
Credo infatti che in gioco ci siano non solo dei programmi di governo contrapposti - come vogliono le democrazie occidentali - ma anche la collocazione geopolitica del nostro Paese e di conseguenza i riflessi economici che questa comporta. Noi che abitiamo e operiamo in Lombardia, come ho cercato di richiamare sopra con i dati di Banca d’Italia, siamo i più esposti in questo senso, perché strutturalmente siamo inseriti nelle dinamiche della Mitteleuropa, tanto che con le altre regioni alpine ci unisce anche il programma EUSALP, una macroregione che da sola conta gli abitanti della Germania.
Per tutti, ma soprattutto per noi Lombardi, deve essere chiaro che il Paese non può spostarsi di un centimetro dalle politiche con l’UE e che si può discutere di tutto, ma la nostra collocazione geo-politica non può che restare saldamente ancorata all’Europa e, più in generale, alle esperienze delle democrazie occidentali.
È pertanto importante che anche i governi regionali come il nostro (che rappresentano il cuore pulsante della sussidiarietà nel nostro paese, ma anche l’avamposto dell’Italia in Europa e con l’Europa, con un rapporto di reciprocità indissolubile e profondo) sappiano dare un segnale chiaro alle loro forze politiche di riferimento circa la indiscutibile collocazione italiana dentro la UE, un segnale che deve diventare molto evidente anche per tutto l’ecosistema delle imprese, che ormai si affidano in maniera strutturale alle politiche di coesione europea su tutti i fronti.
Massimo Minelli
presidente di Confcooperative Lombardia