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Quale pace in Ucraina?

Quale pace in Ucraina?

L'editoriale di Massimo Minelli, presidente di Confcooperative Lombardia

Categorie: Primo PianoConfcooperative Lombardia

Tags: cooperazione,   guerra,   Ucraina,   pace

Sin dall’inizio del conflitto il movimento cooperativo ha condannato l’aggressione militare della Russia nei confronti di un Paese libero ed indipendente come l’Ucraina.

Sono seguiti poi documenti ed approfondimenti, a livello nazionale, regionale e territoriale, con l’obiettivo di capire meglio insieme le dinamiche geopolitiche in gioco e l’impatto economico negativo prodotto dalla guerra, le cui conseguenze ricadono anche sul nostro Paese e le nostre imprese, che si trovano a dover fare i conti con una carestia di materie prime ed energetiche senza precedenti.

Tutto questo ha portato l’ACI a presentare al Ministero della Trasformazione Ecologica (MITE) un decalogo che chiarisce la posizione della cooperazione, tesa a salvaguardare le nostre cooperative nella crisi economica contingente, ma anche capace di dare un contributo reale in termini di strategia soprattutto in ambito energetico.

Più concretamente è stata avviata una raccolta fondi per l’emergenza Ucraina e la nostra cooperazione sociale è stata subito in prima linea nell’accoglienza dei profughi sin dall’inizio del conflitto, attivando anche modalità nuove capaci di coinvolgere direttamente le famiglie delle nostre comunità.

A distanza ormai di più di 50 giorni dall’avvio della guerra e preso atto di una pericolosa escalation della violenza anche contro la popolazione civile, credo sia doveroso che ognuno si senta interrogato su cosa fare per porre fine nel più breve tempo possibile ad una barbarie che non sembra trovare un limite. A maggiore ragione questo impegno si impone per il nostro movimento cooperativo, che si fonda sui valori della mutualità, della democrazia e della solidarietà, che sono le vere architravi su cui si fonda la pace.

La prima cosa da farsi è chiedere, insieme a tutte le altre organizzazioni della società civile che hanno a cuore la fine immediata delle ostilità, che prenda corpo un’azione diplomatica seria e convinta in grado di creare le condizioni per arrivare immediatamente ad una tregua, da cui poi intavolare seri negoziati di pace. Non possiamo più affidare questi tentativi solamente a Paesi che già al loro interno non sono in grado di rispettare i diritti umani e la democrazia (Turchia, Cina, Israele). Nè possiamo continuare a schiacciarci su posizioni di alleati storici, su cui cresce sempre più il sospetto che su questa guerra, tutta europea, traggano profitti politici ed economici di ampia portata.

La UE non può più attendere, ma deve farsi portavoce di una proposta seria e completa in grado di trovare un giusto equilibrio tra le parti contendenti.

Col nostro movimento cooperativo, ma anche con tutte le forze sociali della nostra regione che, non dimentichiamolo, è uno dei cinque Motori dell’Europa, noi dobbiamo chiedere all’Europa medesima di incarnare con coraggio il ruolo di “player occidentale” che grazie ai propri ideali di libertà, democrazia, pace e cristianità, possa essere in grado di scardinare la tragica contrapposizione, ormai “sclerotizzata”, tra le potenze economiche capitalistiche occidentali e quelle potenze, che non essendo divenute economiche (per complesse ragioni su cui ormai è inutile e tardi ritornare), sono divenute, deplorevolmente, delle minacciose potenze militari. La Russia è un esempio eclatante di queste ultime, e non a caso svolge il ruolo di fornitore di riferimento di armi a molti di quei paesi in via di sviluppo, che ambendo a divenire – appunto – delle potenze militari, oltre a destabilizzare lo scenario geopolitico mondiale, saranno i primi ad essere affamati dalla crisi dell’approvvigionamento delle materie prime agricole russe ed ucraine e sono sempre i primi ad essere sollecitati nell’innesco di flussi migratori, che tanto dibattito hanno creato nelle potenze economiche capitalistiche occidentali di cui sopra.

Materie prime agricole ed energetiche e flussi migratori, sostenibilità e democrazia, sono ambiti di grandissimo rilievo, da cui dipende il nostro futuro, e su cui la nostra cooperazione, da oltre un secolo è in prima linea, e lo è oggi più che mai.

In questo preciso quadro “facciamo nostro” l’appello di Papa Francesco che con coraggio ha definito una “decisione folle” l’aumento delle spese militari.

Dobbiamo inoltre prendere atto che, se le armi date alla resistenza ucraina non hanno permesso alla Russia di chiudere velocemente la guerra con un’invasione totale, la situazione che si è determinata con il protrarsi delle ostilità sta facendo migliaia di vittime, con un numero in crescita esponenziale di civili, 5 milioni di profughi e intere città ed infrastrutture rase al suolo.

A distanza di sessant’anni nello stesso quadrante dell’est Europa ritorna pertanto il dilemma di quale connessione porre tra salvaguardia della vita e lotta per la libertà: meglio la resistenza ungherese che cercò di fermare l’invasione sovietica del 1956 con migliaia di morti tra gli studenti e la distruzione di Budapest o la resa cecoslovacca di Dubcek, con cui si chiuse la primavera di Praga, senza morti e distruzione, ad eccezione di Jan Palach che si diede fuoco per protesta?

Una domanda cui sarà sempre più necessario rispondere, tenendo sullo sfondo quel cammino di civiltà, spesso oscuro e controverso, di cui parla Yuval Noah Harari nel suo libro “Sapiens - Da animali a dei”, e che forse solo la Pasqua di Risurrezione può veramente illuminare. È questo l’augurio che facciamo a tutti noi, e a chi più di altri ha bisogno di questa luce oggi.

Massimo Minelli,
presidente di Confcooperative Lombardia