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Lattiero caseario, 1° trimestre 2021 export al - 9,3%

Lattiero caseario, 1° trimestre 2021 export al - 9,3%

Ma dagli USA segnali incoraggianti

Categorie: Confcooperative FedAgriPesca

Tags: agroalimentare

Dopo anni di crescita, l’export di formaggi italiani ha iniziato il 2021 con un calo davvero significativo, soprattutto in valore: il dato cumulato del primo bimestre 2021/2020 registra un -8,3% in quantità e un -9,3% in valore. Più in dettaglio, a gennaio si è registrato un -11% in volume e un -18% in valore rispetto al gennaio 2020, più ridimensionato è stato il calo di febbraio. È il quadro che emerge dalle elaborazioni di Alleanza Cooperative Agroalimentari sui dati del commercio con l’estero relativi ai primi due mesi del 2021 resi noti dall’Istat. Allargando lo sguardo a tutto il comparto agroalimentare, per quanto riguarda il 2020, l'export dei prodotti agroalimentari italiani registra un segno positivo, + 2,5%, raggiungendo i 46 miliardi di euro. E le destinazioni più gettonate risultano essere Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, secondo i numeri frutto di elaborazioni Sace su dati Istat. 

 

Settore lattiero caseario

Settore agroalimentare


Settore lattiero caseario
Per quanto riguarda i formaggi, l’andamento negativo è dovuto principalmente al crollo registrato nei primi due mesi dell’anno nei mercati USA (-30% in valore e -35% in volume) e Giappone (-38% in valore,), oltre che a un significativo calo di quello europeo, finora punto di riferimento per la stabilità e la crescita delle esportazioni italiane. A calare sono tutte le principali destinazioni UE: Francia (-4,1%), Germania (-5,9%), Spagna (-19,3%).


 

I dati di febbraio – commenta il Coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giovanni Guarneri - confermano le difficoltà commerciali collegate alla chiusura dei canali del food service, dove i prodotti italiani sono principalmente distribuiti, ma confidiamo in una graduale ripresa collegata alle riaperture. C’è da sottolineare, infatti, il segnale positivo proveniente dagli Stati Uniti, dove si è registrato nel mese di febbraio un aumento significativo di ordini di formaggi italiani. La ripresa del mercato USA, gli effetti positivi dell’ottima campagna vaccinale statunitense e delle conseguenti riaperture, e non ultimo la sospensione dei dazi sui formaggi italiani grazie al nuovo approccio dell’amministrazione Biden fa ben sperare in vista dei risultati del primo trimestre”.

Nei primi mesi del 2021 le esportazioni italiane risultano in crescita in Cina, paese in cui aumentano in particolare gli acquisti di Grana e Parmigiano, e in Canada, dove si consolida la crescita del mercato dei formaggi italiani dopo il crollo del 2019. 


Settore agroalimentare

Per tutto il comparto agroalimentare, Canada e Cina sono destinazioni in cui l'export dei prodotti italiani è cresciuto. A livello generale, le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani registrano un balzo in avanti nel 2020: come anticipato, sono cresciute del 2,5%, raggiungendo i 46 miliardi di euro, nonostante la crisi legata all’esplodere della pandemia. Quali sono le destinazioni più gettonate? Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, secondo i  numeri frutto di elaborazioni Sace su dati Istat. Le bibite – con i vini in testa – rappresentano la categoria più venduta in Germania (1,5 miliardi di euro nel 2020), Usa (2,2 miliardi), Regno Unito (1 miliardo), viene messo in luce in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, che riporta una sintesi del rapporto ICE presentato in collaborazione con Prometeia.
Nel 2020 Sace – la società assicurativo-finanziaria specializzata nel sostegno alle imprese e nella promozione dello sviluppo del sistema Paese – ha mobilitato 1,2 miliardi di risorse per l'agroalimentare. «
Si tratta di un settore che ancora ha una forte connotazione su mercati molto tradizionali e ad elevata concentrazione», spiega nell'articolo Alessandro Terzulli, chief economist della società.
Nonostante la buona tenuta, il gap con i principali competitors pone come sfida per il 2021 la ricerca di ulteriori spazi. Tanto più che le stime Ice-Prometeia danno il commercio alimentare made in Italy in crescita dell’8,5%, grazie all’onda lunga della pandemia, che ha rafforzato l’aspetto salutistico legato ai consumi.

La partita si gioca su due fronti: da un lato la corsa verso nuovi sbocchi, o meglio la ricerca di spazi di crescita non ancora occupati sui mercati consolidati, in cui sarà fondamentale intercettare le nuove tendenze di consumo protagoniste del Green Deal europeo e quindi legate alla sostenibilità, dall'altro un allargamento dei confini tradizionali.

Le destinazioni
Fra i mercati cresciuti maggiormente il 
Giappone segna un + 8,6% nel 2020, anche grazie all’entrata in vigore – nel 2019 – dell’Epa, l’accordo commerciale che ha aperto la strada a numerosi prodotti agroalimentari, soprattutto in termini di indicazioni geografiche tipiche. Numeri simili anche per il Canada, che registra un + 8.9%, anche in questo caso il segno positivo è uno degli effetti di un accordo commerciale, siglato nel 2017. Al contrario, pur rimanendo un mercato appetibile, la Russia sconta i vincoli imposti nel 2016 all’import di moltissimi prodotti. La Cina, nonostante la forte crescita (+16,3%) nel 2020, non rientra fra le prime dieci destinazioni di arrivo dell’export agroalimentare italiano e al momento detiene una quota minima (l’1%) dell’export agroalimentare made in Italy. Proprio per questo è uno dei mercati guardati con maggiore interesse, nella corsa verso nuovi sbocchi. Un processo che è già in essere, è sottolineato nell'articolo del Sole 24 Ore, anche perché a fronte di una classe media che cresce e che raffina i suoi gusti, anche in termini alimentari, il mercato cinese si apre a una crescente internazionalizzazione.