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L’innovazione per le cooperative agroalimentari italiane di piccola e media dimensione

L’innovazione per le cooperative agroalimentari italiane di piccola e media dimensione

Uno studio ISMEA mette in luce le potenzialità innovative delle cooperative agroalimentari e fornisce indicazioni per gli sviluppi futuri

Categorie: Confcooperative Lombardia

Tags: agroalimentare,   cooperative,   innovazione

La competizione sui mercati, i progressivi sviluppi tecnologici, le nuove esigenze dei consumatori sono tutti elementi che devono stimolare l’attività di innovazione delle cooperative agroalimentari di piccole e medie dimensioni. Lo studio ISMEA “Analisi delle potenzialità innovative delle cooperative agroalimentari di piccola e media dimensione” vuole individuare le modalità e strategie con cui le cooperative possono affrontare le sfide future, considerando che la pandemia da Covid-19 nel corso dell’ultimo anno ha avuto un ruolo di acceleratore di cambiamenti e mutamenti nelle imprese.

 

Lo scenario di mercato
Andando nel dettaglio dei trend della domanda di prodotti agroalimentari fra i principali figurano il benessere e la componente salutistica: infatti tanti dei nuovi alimenti, che si trovano sul mercato, si contraddistinguono per aspetti nutrizionali come il free-from e il rich-in. Accanto a questi aspetti cresce tra i consumatori l’interesse per le modalità di coltivazione, allevamento e trasformazione. La sostenibilità, declinata in tutte e tre le sue componenti, ambientale, sociale ed economica, rappresenta un altro fattore di scelta dei prodotti alimentari; ma in questo caso occorre sottolineare che non sempre all’intenzione di acquisto di un prodotto sostenibile corrisponde l’effettivo acquisto (entrano in gioco altri fattori di scelta tra cui quello economico, ovvero il prezzo). Accanto alla sostenibilità va citata anche l’idea di economia circolare, che sta trovando sempre più spazio, in particolare con attenzione al riutilizzo degli scarti delle lavorazioni agricole e alla riduzione degli sprechi.

In linea con questi trend della domanda, si sta diffondendo ormai sempre più tra le imprese la filosofia del “Triple Bottom Line” (triplice approccio): una valutazione e comunicazione verso l’esterno del loro impegno sotto il profilo della protezione ambientale, responsabilità sociale e prosperità economica (people, planet and profits).

 

Le prospettive di sviluppo futuro
Di fronte a queste richieste dei consumatori, le piccole e medie cooperative devono pensare di sviluppare innovazioni di prodotto, cercando però soluzioni coerenti con l’essenza e il ruolo sociale che esse detengono. Le innovazioni di prodotto che meglio si adattano alle piccole e medie cooperative sono generalmente di tipo incrementale, ovvero piccoli miglioramenti su prodotti esistenti, introducendo connotati di sostenibilità, aspetti salutistici o aspetti della tradizione e riscoperta del territorio.

Analizzando il caso delle cooperative lattiero-casearie, secondo l’indagine condotta da ISMEA, il loro principale obiettivo non è tanto crescere in dimensione, sia per i limiti negli impianti di trasformazione sia per le condizioni di mercato, ma valorizzare sempre di più ciò che viene conferito, in modo da poter ricompensare in modo opportuno i costi di produzione sostenuti dai soci e avere un miglior posizionamento dei prodotti sui mercati. In particolare dunque le cooperative lattiero-casearie indirizzano le proprie soluzioni innovative verso un miglioramento costante della qualità, una salvaguardia della tradizione e delle specificità produttive e una maggior attenzione e connessione con le risorse naturali e il territorio. Tra queste soluzioni innovative ogni cooperativa cerca di attuare una propria strategia orientata alla differenziazione, come per esempio: accorgimenti di stagionatura, elementi pregiati nell’alimentazione delle bovine, pezzature specifiche della forma, aspetti nutrizionali e salutistici, benessere animale, ecc.

Tenendo conto di tutti questi elementi si delineano per le piccole e medie cooperative agroalimentari delle direttrici evolutive da seguire: la tendenza all’accorciamento delle filiere, con conseguenti ricadute positive in termini di miglioramento nei rapporti di potere contrattuale, il consolidamento delle produzioni di qualità, le forme di aggregazione verticali e orizzontali, e l’attenzione alla sostenibilità ambientale, nell’ottica del Green Deal europeo. Inoltre risulta importante, come messo in luce dalla pandemia da Covid-19, la necessità di sviluppare piani di gestione delle crisi, in modo da anticipare gli imprevisti e mitigarne così gli effetti. Il percorso di innovazione e trasformazione che dovranno intraprendere le cooperative sarà anche accompagnato da una politica di sostegno alla cooperazione, presente per il prossimo periodo di programmazione a livello europeo. Elementi che potranno contribuire a migliorare la capacità delle cooperative di intercettare le dinamiche del mercato e dell’ambiente competitivo sono l’assistenza tecnica e gestionale, l’aggregazione in rete e più in generale appunto l’innovazione.

 

FOCUS: INNOVAZIONE PER UN PACKAGING SOSTENIBILE
Il packaging nella filiera agroalimentare è strettamente connesso al tema della sostenibilità ambientale, verso cui sta crescendo sempre di più l’interesse da parte dei consumatori e delle istituzioni. Dunque per rispondere alle esigenze del mercato, ci sono diverse strategie tra cui il produttore può scegliere per il proprio imballaggio:

·        ridurre l’imballo con packaging più leggeri, eliminando l’over packaging;

·        cambiare il tipo di imballo con un nuovo sistema;

·        migliorare il profilo di gestione a fine vita, con materie prime derivanti da risorse rinnovabili o riciclabili e con pack compostabili;

·        utilizzare materiale riciclato, rispettando le limitazioni normative.

Nello sviluppo di un nuovo tipo di packaging l’obiettivo da porsi deve essere l’economia circolare, valutando l’intero ciclo di vita del prodotto, attraverso un approccio scientifico, come per esempio la metodologia LCA (Life Cycle Assessment). Essa permette di considerare tutto il complesso degli impatti ambientali di un prodotto lungo tutta la sua vita, dalla selezione delle materie prime al riciclo del packaging. Quando si parla di packaging occorre però evidenziare un aspetto fondamentale: l’imballaggio non va considerato solo per il suo “fine vita” ma per il ruolo che svolge, ovvero quello di proteggere l’integrità del prodotto e renderlo disponibile e trasportabile nella quantità giusta.

La catena distributiva inglese Tesco ha introdotto un’interessante innovazione in materia del packaging, infatti ha creato dei nuovi imballaggi in plastica, realizzati con un processo innovativo di riciclaggio della plastica morbida raccolta dai clienti. Nel dettaglio tale materiale plastico morbido, raccolto dai clienti di Tesco, è stato convertito in olio, che poi è stato utilizzato nel processo di produzione come alternativa ai tradizionali materiali fossili per realizzare nuovi pellet di plastica, per la produzione di involucri protettivi per il formaggio.

Accanto al riciclaggio degli imballaggi, startup e marchi globali stanno lavorando sulla possibilità di eliminare del tutto gli imballaggi monouso, da sostituire con modelli di imballaggio riutilizzabili, con il criterio del riuso del packaging e della ricarica da parte del consumatore, che può essere attuate in negozio o a casa con varie modalità.