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Governo Draghi, la sfida dello stare insieme

Governo Draghi, la sfida dello stare insieme

L'editoriale del Presidente di Confcooperative Lombardia Massimo Minelli

Categorie: Primo PianoConfcooperative Lombardia

Tags: cooperazione,   governo,   Draghi,   crisi di governo

Sono bastate poche settimane per trovarsi in uno scenario politico davvero inedito. Mai nel governo della Repubblica, fatta eccezione per la breve esperienza che ha portato alla Costituzione, si è avuto un Governo appoggiato da pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento.

Di fronte ad una situazione attuale ancora molto complicata sotto il profilo sanitario e di grave incertezza economica, un Governo di unità nazionale, saldamente ancorato all’Unione Europea, è la risposta più responsabile per prevenire un pericoloso collasso sociale di proporzioni catastrofiche.

Saranno poi i mesi successivi a dirci sul campo se gli apprezzamenti che in queste ore emergono un poco da tutte le parti troveranno riscontro.

Il movimento cooperativo, come è sua abitudine, si è mosso tempestivamente incontrando il Presidente Draghi, a cui è stata offerta ampia disponibilità a collaborare e consegnandogli le priorità già espresse nel manifesto “cambiare l’Italia cooperando”.

Mi pare, però, che alla fine 4 siano le grandi direttrici che la cooperazione può segnalare come punti di riferimento per una nuova vision.

La prima è proprio la ricerca di unità, superando quella frammentazione, spesso neanche più ideologica ma addirittura dettata da personali egoismi e narcisismi, che tanto male sta continuando a fare al Paese. Di fronte ad un’emergenza come l’attuale anche tutte le forze economiche, sociali e culturali devono perseguire il bene comune senza se e senza ma. In questo senso la cooperazione, forte del disegno espresso nell’ACI, deve dare un segnale forte, accelerando proprio questo progetto unitario come elemento politico innovativo, affermandosi sempre più come presenza matura e responsabile.

Il secondo tratto distintivo deve essere la capacità di curare con grande attenzione i processi e le relazioni che legano i singoli cittadini con le scelte delle istituzioni e viceversa. Una dinamica che da troppo tempo si è logorata, facilitando l’incomunicabilità e di conseguenza allargando distanza e disaffezione per la politica. Anche qui la cooperazione, per come è ontologicamente strutturata e per le dinamiche di partecipazione su cui si basa, può e deve costituire una straordinaria risorsa ed un prezioso esempio per introdurre finalmente una forma di larga e agita democrazia economica, favorendo peraltro spazi di maggiore e più equa distribuzione delle risorse.

La terza direzione è la forte necessità di avere scelte politiche che abbiano un impatto concreto sul tessuto sociale della popolazione, tali da garantire un’autentica fruizione dei diritti costituzionali da parte di tutta la popolazione, perché solo attraverso una ricaduta pratica si potrà dare energia alle potenzialità presenti nella popolazione e così favorire la possibilità di agganciare il treno dell’innovazione necessaria per il cambiamento in atto. Anche in questo caso la cooperazione si presenta come uno snodo essenziale, perché, essendo fortemente radicata nelle comunità locali, può diventare catena di trasmissione fondamentale in grado di coinvolgere milioni di persone tra soci, lavoratori e beneficiari ma anche un osservatorio interessante per monitorare i processi di cambiamento in atto.

Un ultimo tratto distintivo dovrà essere la capacità di tenere insieme il locale e il globale, valorizzando i bisogni delle singole persone e delle comunità territoriali con le tensioni che si muovono su scala planetaria, cercando un corretto equilibrio che diventi per tutti opportunità e acquisizione culturale nuova, capace di scardinare qualunque ideologia che rinneghi l’ormai inevitabile immagine del villaggio globale. La cooperazione, che rappresenta forse la forma economica più diffusa al mondo, dovrà cogliere questa occasione per diffondere il senso di solidarietà internazionale che da sempre la guida ma anche l’opportunità di rilanciare con forza tutti quei legami, a partire da quelli europei, per impegnare i Governi a favorire misure per la più diffusa fruizione del diritto al lavoro ed una più equa distribuzione delle risorse planetarie.

Unità, processi dal basso e relazioni, concretezza e glocale.

Se il nuovo Governo saprà seguire questi punti cardinali penso che potremmo uscire dalle secche in cui la politica si è impantanata ben prima del Covid e affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile. E su quella strada il movimento cooperativo unito dovrà farsi trovare pronto per offrire generosamente il proprio contributo.


Massimo Minelli

Presidente di Confcooperative Lombardia