DETTAGLIO

Covid | Sociosanitario, tardano i rimborsi da Regione Lombardia. L’appello: "fate presto"

Covid | Sociosanitario, tardano i rimborsi da Regione Lombardia. L’appello: "fate presto"

Attesi 30 milioni di euro. A firmare la lettera 11 sigle tra cui Confcooperative Federsolidarietà Lombardia

Categorie: Confcooperative Federsolidarietá

Tags: sociosanitario,   covid,   rimborsi

"Fate presto!", è l'appello delle organizzazioni degli enti del settore sociosanitario e sociale tra cui Confcooperative Federsolidarietà Lombardia a Regione. Schiacciati dall’emergenza sanitaria, ormai sempre più un’emergenza economica e sociale, le rappresentanze chiedono l'erogazione delle risorse stanziate dalle DGR 2672 e 3782. Un rimborso  per i maggiori costi sostenuti dalle strutture che oggi, senza un intervento urgente, rischiano di collassare.

Firmatarie 11 sigle tra sindacati dei lavoratori e datoriali: FP CGIL Lombardia, CISL FP Lombardia, UIL FPL Milano, CISL FISASCAT Lombardia, UILTUCS Lombardia, AGCI SOCIALI Lombardia. ANFFAS Lombardia, ARIS Lombardia, Confcooperative Federsolidarietà Lombardia, Legacoop Lombardia, U.N.E.B.A. Lombardia.

"Ormai da quasi un anno le nostre strutture e i loro lavoratori stanno facendo fronte, con risorse proprie, alla più alta intensità di lavoro richiesta per garantire ai nostri ospiti non solo una maggiore tutela sanitaria, ma anche una tutela, per quanto possibile, della loro dimensione relazionale in quanto le nostre strutture non sono progettate per l'isolamento ma per la vita sociale. Stesso discorso dicasi per i maggiori approvvigionamenti di farmaci o per le spese per dispositivi di protezione individuali, per fare alcuni esempi" scrivono nella lettera firmata il 12 febbraio.

"A mancare in questo momento sono le risorse economiche, anche perché l’erogazione delle somme prospettate dalle recenti DGR 2672 e 3782, nonché dalla legge regionale 24 ci risulta sia ancora ben lungi dall’essere attuata. Ogni settimana che passa può fare la differenza per garantire agli enti che rappresentiamo di far fronte ai loro impegni, con possibili ricadute anche su ospiti (utenti) dipendenti, collaboratori e fornitori" spiegano. "Sarebbe davvero una beffa, considerando il contributo offerto da tutti proprio in questo periodo di pandemia. Sarebbe, inoltre, ulteriormente deplorevole considerando che parliamo di realtà e dei lavoratori del terzo settore, quelle che stiamo qui rappresentando, ossia di realtà non pubbliche ma neanche semplicemente “private”, che hanno a cuore l’interesse collettivo nei territori in cui svolgono l’attività". 

"La missione degli enti no profit ha come obiettivo non di remunerare un capitale tramite il profitto, ma di trovare un doveroso equilibrio fra costi e ricavi, per garantire la sostenibilità di iniziative attuate in autentica sussidiarietà rispetto al servizio pubblico, anche valorizzando l’impegno profuso in questi mesi da parte di dei lavoratori del settore. Rappresentiamo enti e lavoratori da cui ripartire anche nel doveroso sforzo di ripensamento del modello di assistenza socio-sanitaria post pandemia. La lentezza nel far affluire risorse al settore - concludono - può mettere a rischio tutto questo, minando la sopravvivenza stessa di molte realtà, con le conseguenti ricadute, sia sul piano occupazionale che sociale, in termini di mancata risposta a futuri bisogni".