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Covid e salute mentale, cooperazione a Gallera: rivedere le misure. Ecco cosa non va

Covid e salute mentale, cooperazione a Gallera: rivedere le misure. Ecco cosa non va

Le osservazioni di Confcooperative e Legacoop alla DGR XI/3226

Categorie: Confcooperative Federsolidarietá

Tags: cooperazione,   Disabilità,   Salute mentale,   Coronavirus,   Covid 19,   regione lombardia. covid

Alleanza delle Cooperative  Italiane - Welfare Lombardia (Confcooperative e Legacoop) scrive all'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera per una revisione della DGR XI/3226 del 9 giugno 2020 che ha avviato e normato la "fase 2" dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 per le strutture residenziali e semiresidenziali sociosanitarie, tra le quali le Unità di Offerta della Salute Mentale.  

La necessità, spiegano le associazioni, è trovare un equilibrio tra le normative a tutela della salute di tutti e i diritti di libertà ed eguaglianza di chi vive una patologia psichiatrica.   

Ecco le richieste:

1- La possibilità per le persone accolte nelle strutture residenziali psichiatriche di riprendere con regolarità la presenza al proprio domicilio e con i propri familiari, in coerenza con il progetto terapeutico individuale e con la necessità di mantenere frequenti e soddisfacenti rapporti con la propria famiglia in vista di un eventuale reinserimento. L'attuale misura che consente le visite dei familiari con modalità e tempi stabiliti presso la struttura stessa non può sostituire o colmare l'investimento emotivo e affettivo che si verifica nei rientri al proprio domicilio. Né è più sufficiente lo strumento dei video o telefonate. Si rileva peraltro che le persone che frequentano i centri diurni rientrano nella loro casa ogni giorno, e non si coglie il motivo per cui quelle presenti nelle comunità residenziali dovrebbero correre un maggior rischio pernottando a casa alcune volte al mese

2- La norma secondo la quale gli utenti, per uscire dalla comunità, devono essere accompagnati da un operatore rischia di limitare in modo rilevante i progetti delle persone più autonome e consapevoli. In generale, per gli ospiti delle comunità residenziali, proprio l’esperienza dell’autonomia anche esterna alla comunità costituisce una parte importante del percorso terapeutico, che in questo modo verrebbe vanificata da eventi estranei al loro progetto. Peraltro l’immagine della persona con problemi di salute mentale come di una persona che, da sola, non è in grado di garantire il rispetto delle regole per la prevenzione del contagio, rischia di confermare lo stereotipo del malato psichico come persona “incapace” per la quale dovrà sempre essere previsto un accompagnamento che “garantisca” la società

3- Le persone che usufruivano inoltre, prima del lockdown, di tirocini o inserimenti lavorativi, rischiano di non poter frequentare tali opportunità. Le strutture residenziali non possono peraltro, in assenza di personale ulteriore rispetto all’attuale, operare in regime di standard operatori-utenti 1:1 per garantire tutti i necessari trasporti

4- E' necessaria la definizione di procedure chiare e di tempi molto rapidi per l'esecuzione dei tamponi e/o dei test sierologici ai candidati in ingresso nelle comunità o nei centri diurni; eccessive attese sono nocive alla tempestività della presa in carico terapeutica e, in ultima analisi, al progetto riabilitativo del paziente. Allo stesso modo chiediamo sia urgente che le ATS avviino percorsi formativi specifici, in aggiunta a quelli già effettuati dai singoli Enti Gestori, per ottemperare al termine del 31 agosto 2020.

5- Ci pare eccessiva e difficilmente applicabile la norma (contenuta nell'allegato "A" dell'Atto di indirizzo, pag. 8) secondo la quale una persona proveniente dal domicilio e candidata all'ingresso in una comunità residenziale, già con esito negativo al tampone e al test sierologico, debba prolungare l'isolamento domiciliare per altri 14 giorni, per poi nuovamente ripetere gli esami, anche in questo caso rischiando di vanificare il tempestivo avvio del progetto terapeutico e riabilitativo

6- Potrebbe essere utile valutare misure apposite per quelle persone (numericamente scarsi, per la verità) che a causa dei loro disturbi psichici rifiutano di sottoporsi agli esami ematochimici o ai tamponi per l'attestazione della negatività al virus SARS-COV-2. Si rischia di escludere per questo motivo dalle strutture psichiatriche persone che hanno, forse ancora più di altre, un reale bisogno di un progetto terapeutico residenziale o diurno e che comunque, se non possono afferire alle comunità o ai centri diurni, avranno in ogni caso necessità di un ricovero o di assistenza medica o domiciliare

7- Riteniamo necessario che l'applicazione delle misure citate nella DGR 3226/2020 e nei suoi allegati debba essere verificata dalle ATS con la flessibilità necessaria a strutture, come quelle psichiatriche, sottoposte quotidianamente ad un lavoro complesso e spesso emergenziale per la loro natura.

8- Infine sottolineiamo come l’applicazione delle procedure e delle azioni conseguenti previste dalle stesse introdotte dalla DGR 3226/2020, insieme a quanto messo in atto ad oggi per garantire la sicurezza di ospiti e operatori (DPI, sanificazione, formazione, incremento del personale, etcc.) stanno generando un significativo aggravio di costi in capo agli Enti Gestori non sostenibili con gli attuali budget. Per questo chiediamo vengano incrementati.