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La cooperazione lombarda sull’emergenza Coronavirus: misure inefficienti, isolare focolai per tutelare salute collettività

La cooperazione lombarda sull’emergenza Coronavirus: misure inefficienti, isolare focolai per tutelare salute collettività

Le dichiarazioni dei presidenti di Confcooperative e Legacoop Lombardia

Categorie: Confcooperative Lombardia

Tags: Coronavirus,   covid19

“Dopo continue riunioni tra Regione e associazioni di categoria siamo rimasti sorpresi dalla nota del Presidente Fontana al Governo e dalle iniziative successivamente assunte, che di fatto formalizzano un’autoregolamentazione della attività produttive, non sempre riconducibile alle attività essenziali” affermano Attilio Dadda e Massimo Minelli, rispettivamente presidenti di Legacoop Lombardia e Confcooperative Lombardia commentando la situazione sanitaria emergenziale della regione.


“In questa fase è importante investire forze e risorse sulla tutela della salute della comunità”, spiegano. In Lombardia molte cooperative sociali, culturali, di facility, di ristorazione e di molti altri comparti hanno già chiuso.


“Tra i lavoratori e i soci delle nostre cooperative associate si sta diffondendo preoccupazione. Riteniamo che si debba mettere a frutto l’esperienza del ‘modello Codogno’ soprattutto nei luoghi della Lombardia che stanno assumendo la forma di veri e propri focolai”.


“Pensare all’economia della regione significa imboccare senza indugio un modello di limitazioni che riduca il contagio nel minor tempo possibile, esclusi i settori essenziali e le filiere agroalimentari.

In questa fase non si possono fare scelte a metà tra le disposizioni sanitarie e restrizioni parziali” affermano Dadda e Minelli.

Agli amministratori regionali e al Governo chiediamo immediatamente azioni prioritarie per la salute uguali per tutte le categorie economiche, evitando disparità di trattamento per quei settori lasciati senza adeguati ammortizzatori sociali.