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Coronavirus, cooperative sociali, in 3 settimane persi 14,6 mln. Le prime stime sui danni in Lombardia

Coronavirus, cooperative sociali, in 3 settimane persi 14,6 mln. Le prime stime sui danni in Lombardia

Confcooperative e Legacoop: gravi difficoltà per welfare cooperativo. Allarme per i presidi

Categorie: Confcooperative Lombardia

Tags: Coronavirus,   covid19

Sono 380 le cooperative sociali lombarde che hanno avanzato richiesta di accesso al FIS (Fondo integrativo salariale) per chiedere la copertura dell’80% delle retribuzioni dopo il fermo a causa dell’emergenza coronavirus. Una cifra complessiva pari a 11,7 milioni di euro su un totale di 14,6 milioni di euro. Il FIS riguarda al momento 21.372 lavoratori rimasti a casa dopo le ordinanze di governo e Regione, per il solo periodo dal 24 febbraio al 15 marzo.

“È necessario semplificare e velocizzare il percorso per l’approvazione della richiesta di accesso al FIS presso l’INPS a sostegno della liquidità delle imprese che a causa del meccanismo di funzionamento del Fondo dovranno anticipare le risorse prima di vedersele riconosciute. Non c’è tempo, occorrono risposte chiare ed efficaci” affermano Massimo Minelli e Attilio Dadda, presidenti rispettivamente di Confcooperative e Legacoop Lombardia.

Ad oggi le perdite più significative si registrano a Milano dove gli operatori fermi sono 5.659. A Brescia dall’inizio dell’emergenza se ne contano 3.552. A seguire Bergamo con 2.878 dipendenti e Como e Varese che insieme raggiungono i 3.269. Le stime delle altre province toccano 1.431 addetti a Lecco, 483 nella contigua Sondrio. A Pavia si stimano al momento 1.198 lavoratori a casa, 944 in Monza Brianza, 859 a Mantova, per finire con i 746 di Cremona e i 353 di Lodi.

“Senza sostegni strutturali rischiamo dopo la crisi il collasso del welfare lombardo - concludono Confcooperative e Legacoop - Oggi sono a rischio non solo i lavoratori ma anche migliaia di servizi alle famiglie, senza contare le difficoltà di queste ore per i nostri operatori che stanno lavorando a mani nude per la difficoltà nel reperimento dei dispositivi di protezione individuale (guanti e mascherine). Oggi più che mai abbiamo bisogno di una risposta da parte delle istituzioni”.

 

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