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Discorso sullo stato dell’UE: che fine ha fatto l’economia sociale?

Discorso sullo stato dell’UE: che fine ha fatto l’economia sociale?

L'editoriale del Presidente Massimo Minelli

Categorie: Primo PianoConfcooperative Lombardia

Tags: editoriale

Lo scorso 10 settembre la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen è intervenuta a Strasburgo per il suo annuale discorso sullo stato dell’Unione, il primo di questo suo secondo mandato.

La Rappresentanza a Milano della Commissione Europea e Regione Lombardia hanno organizzato un’interessante mattinata, nell’ambito della quale si è potuto assistere in diretta all’intervento della Presidente ed al successivo dibattito parlamentare, oltre che ad un interessante dibattito tenutosi in loco con l’intervento del Sottosegretario di Regione Lombardia con delega alle Relazioni internazionali e Europee Raffaele Cattaneo, che ha poi pubblicato le sue riflessioni in questo articolo pubblicato sul portale Tempi.it.

La partecipazione di Confcooperative Lombardia a questa iniziativa e la condivisione delle riflessioni proposte ci invita a dare un contributo ulteriore di pensiero e proposta rispetto all’attualità di questi giorni e alle sfide che ci attendono con Regione Lombardia.

La nostra riflessione semplice e sintetica non può che essere la seguente: “Che fine ha fatto l’economia sociale?”

Il discorso di Ursula Von Der Leyen, su tutto, ha affrontato due grandi ambiti di ragionamento: la guerra e la competitività.

Sulla guerra: non ci stancheremo mai di ricordare che la cooperazione è un movimento di pace, che senza la pace non c’è cooperazione. E che la pace non è l’assenza di guerra, ma un percorso difficile e faticoso di dialogo reciproco ed anche duro confronto. Sappiamo che da questa visione ideale è nato il sogno dell’Europa. Possiamo aggiungere che l’Europa dei popoli, delle regioni, ed anche delle minoranze etniche e linguistiche, così come le ha rappresentate il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento a Lubiana sempre il 10 settembre scorso, è purtroppo lontana dalla visione che la presidente della Commissione Europea ha rappresentato, pur comprendendo e condividendo la preoccupante analisi di partenza, tra l’altro corroborata dall’attacco dei droni russi in Polonia e in Romania.

Il punto è che, se l’Europa non è vicina ai popoli e alle regioni con strumenti concreti per la vita di persone, imprese, comunità, sono proprio i popoli ad allontanarsi e a polarizzarsi verso posizioni antieuropee ed in generale antagoniste, facendosi dominare dalla paura e dall’assenza di speranza.

Il difficile e faticoso cammino di pace e dialogo implica la necessità che la politica a tutti i livelli affronti con maggiore responsabilità e realismo le sfide che abbiamo di fronte, a partire dalle esperienze e dalla storia dei suoi popoli e dei suoi valori.

Senza una solida base valoriale quindi, divengono purtroppo comprensibili le motivazioni in base alle quali la Presidente Von Der Leyen non ha trattato i temi economici del bilancio e della gestione dei fondi strutturali, temi cruciali per il futuro dell’UE e delle regioni su cui Regione Lombardia si è espressa anche con l’appoggio di tutto il movimento cooperativo: non possiamo rinunciare alle risorse per lo sviluppo (FESR e FEASR) e per le politiche sociali (FSE+), sia nella loro entità (a favore delle spese per il riarmo), sia nella loro modalità di gestione regionale.

Veniamo quindi al tema della competitività: il focus e l’enfasi sostanzialmente esclusiva sulle filiere manifatturiere dell’automotive hanno esaltato le numerose contraddizioni che l’UE ha purtroppo lasciato dietro di sé nell’ultima legislatura, che non ha ancora sciolto e che la dirompente competitività delle auto elettriche asiatiche sta acuendo quotidianamente.

Comprendiamo ovviamente le sfide attuali e prospettiche dell’autonomive, ma proprio per questo siamo convinti che la strategia della competitività dell’UE si affronta soltanto se si adotta un approccio che tiene al centro la politica industriale dei 14 ecosistemi definiti dalla stessa Unione. Soltanto grazie a questa strategia di diversificazione si potranno colmare gap altrimenti incolmabili in termini tecnologici, ecologici e di competenze.

In questo quadro l’ecosistema della prossimità e dell’economia sociale, di cui la cooperazione è il principale attore in tutti i settori e le filiere in cui opera, può dare un contributo importante, certamente non esclusivo, ma complementare e direttamente connesso a quella visione integrata ed integrale che ripudia la guerra e tiene al centro le regioni, i popoli, le comunità, le imprese e le persone coi loro bisogni.

Crediamo che in questo scenario globale l’Europa non abbia scelta, crediamo che serva il contributo di tutti, e che quello dell’economia sociale sia fondamentale e irrinunciabile.

Servono però scelte coraggiose, chiare e realiste, da parte di tutti.

 

Massimo Minelli

Presidente Confcooperative Lombardia