Nel corso dell’incontro “L’Italia in chiave di genere – Lavoro, impresa e partecipazione femminile per la crescita del Paese”, ospitato ieri nella Sala Colucci di Palazzo Castiglioni a Milano, Francesca Rossini, consigliera della Commissione Donne Cooperazione di Confcooperative Lombardia, è intervenuta portando il punto di vista del mondo cooperativo sulle politiche di parità di genere.
Rossini ha aperto il suo intervento ricordando come la parità di genere sia un tema che per molti anni è rimasto sullo sfondo, ma che oggi sta assumendo un ruolo centrale anche nel mondo cooperativo. «Non parliamo soltanto di principi, ma di strumenti concreti: certificazione, rapporti biennali, misurazione del gender pay gap» ha sottolineato.
La certificazione di parità, ha evidenziato Rossini, non è un mero adempimento: «Non è un timbro da ottenere per obbligo. È uno strumento reale, che sta entrando progressivamente nel sistema produttivo e cooperativo. Le realtà si stanno muovendo con velocità diverse, ma i segnali sono incoraggianti».
I dati confermano la portata del cambiamento. Nel 2025 oltre il 61% delle cooperative aderenti a Confcooperative ha attivato o programmato misure di conciliazione vita-lavoro, contro il 28% di sei anni fa: «una trasformazione culturale prima ancora che organizzativa». Anche sul fronte della certificazione UNI/PdR 125, la situazione è chiara: «a maggio 2025 più di una cooperativa su cinque è già certificata e un altro 25% ha avviato il percorso. Significa che il 50% delle nostre imprese sta affrontando, con tempi e modalità diverse, questo cambiamento».
Rossini ha però richiamato l’attenzione sulle forti differenze tra settori: «Nella cooperazione sociale il 31% delle imprese è già certificato, mentre nei settori agroalimentare, distribuzione e costruzioni tra l’80% e il 90% delle cooperative non ha ancora avviato alcun percorso. Questo dato non va giudicato, ma interpretato: non possiamo permettere che la parità resti confinata nei settori tradizionalmente femminili. Se resta lì, non è una rivoluzione: è la conferma di uno stereotipo».
Analoghe differenze emergono sul piano dimensionale: il 45% delle grandi cooperative è certificato, contro il 19% delle PMI. «È una dinamica già osservata in altri ambiti e che qui si ripropone con evidenza.»
Sul fronte territoriale, un elemento positivo: la Lombardia è oggi la prima regione italiana per numero di imprese certificate, con quasi 2.500 realtà ad aprile 2025, più che raddoppiate in un anno. «Segno che l’ecosistema regionale, anche grazie alle misure e agli incentivi messi in campo, sta funzionando».
Rossini ha ricordato anche il ruolo del quadro normativo: «Il Decreto Legge 77 del 2021, poi convertito nella Legge 108, ha introdotto l'obbligo del rapporto sulla situazione del personale per accedere ai bandi PNRR. È un passaggio che lega misurazione, trasparenza e accesso ai finanziamenti. Quando la parità diventa criterio per le risorse pubbliche, non è più opzione: è strategia».
In conclusione, Rossini ha ribadito che «la parità non è un adempimento formale. Se accompagnata da strumenti adeguati, può diventare valore competitivo, leva di innovazione e attrattività per il lavoro. Il mondo cooperativo, con la sua vocazione all’inclusione e alla sostenibilità sociale, sta dimostrando che la strada è aperta e che il cambiamento non solo è possibile, ma è già iniziato».