In queste ore di forte preoccupazione facciamo nostre le parole del Cardinale Pierbattista Pizzaballa e di Padre Francesco Patton. Le cronache di questi giorni ci restituiscono un quadro inquietante. I venti di guerra che arrivano da Medio Oriente non sono episodi circoscritti, ma segnali drammatici di una spirale che rischia di travolgere il mondo intero. A Gaza, in Israele, in Iran, come in molti altri scenari globali, assistiamo impotenti all’escalation della violenza, al prevalere della logica del conflitto, alla scelta consapevole di rinunciare al dialogo.
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Le parole pronunciate domenica 15 giugno dal Patriarca Latino di Gerusalemme, Cardinale Pierbattista Pizzaballa, durante le ordinazioni diaconali a Gerusalemme, descrivono con lucidità la drammaticità del nostro tempo: “Siamo risucchiati dentro una spirale di violenza sempre maggiore. Siamo imprigionati dentro un circolo vizioso dal quale non riusciamo a uscire, dove il senso di potenza e la dimostrazione di forza, la presunzione di salvarci attraverso i nostri potenti mezzi e le nostre strategie umane, dove insomma il potere dell’inganno e della menzogna ci accecano”, “Ci illudiamo di apparire forti, ma in realtà siamo deboli, incapaci di pensarci dentro il progetto di Dio, e ci perdiamo, o ci perderemo, dietro le nostre menzognere strategie di potere umano, dal corto respiro e che produrranno solo morte”.
In questa stessa prospettiva si inserisce l’allarme lanciato dal Custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton: ”Alla de-escalation è stata preferita l’escalation, aumentare il numero di guerre in corso, anziché cominciare a chiuderne qualcuna. E non sappiamo per quanto ancora si vorrà allargare il perimetro del conflitto prima che non crolli tutto”. Padre Patton indica con lucidità anche la responsabilità collettiva della comunità internazionale: “Tutti dovrebbero farsi un esame di coscienza, a cominciare da chi occupa un seggio alle Nazioni Unite. Tutti dovrebbero rileggersi quella Carta che hanno sottoscritto per entrare a far parte delle Nazioni Unite e tutti dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza e chiedersi il perché di questa ripresa della logica della violenza che sostituisce completamente la logica del dialogo diplomatico e della negoziazione, anche dura. Se non si ritorna alla logica fondatrice delle Nazioni Unite, il mondo continuerà nella via pericolosa della instabilità. Non parleremo più di Terza guerra mondiale a pezzi, ma di Terza guerra mondiale globale”.
Come Confcooperative Lombardia, non possiamo che unire la nostra voce a questo appello. La pace non si costruisce con la forza delle armi, ma con il coraggio della responsabilità condivisa, della giustizia sociale, dell’inclusione, della cooperazione fra i popoli. La pace non è assenza di guerra, ma è presenza di giustizia, di lavoro dignitoso, di opportunità, di rispetto per la dignità di ogni persona. La cooperazione nasce per essere, ogni giorno, artigiana di questa pace: nelle nostre imprese, nelle comunità, nei territori, nella società.
Massimo Minelli
Presidente Confcooperative Lombardia