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Transizione cooperativa, istruzioni per l’uso

Transizione cooperativa, istruzioni per l’uso

L'editoriale di Massimo Minelli, presidente di Confcooperative Lombardia 

Categorie: Primo PianoConfcooperative Lombardia

Tags: cooperazione,   sostenibilità,   Economia,   politica

Solo qualche settimana fa, in occasione della prima giornata della sostenibilità di Confcooperative e del Forum della sostenibilità in Regione Lombardia, lanciavo l’idea che, per concretizzare i tanti buoni propositi che si sentono o si leggono, fosse indispensabile avviare la transizione cooperativa. Quando parlo di transizione cooperativa, il punto di partenza è chiaramente quello della sostenibilità, ma faccio riferimento, in maniera più trasversale, a una serie di aspetti, che riguardano la politica, l’economia, e anche le nuove generazioni e le loro legittime richieste.

Approfondendo il tema, mi sono sempre più convinto che la questione climatica e l’economia di mercato siano strettamente correlate tra loro e non abbiano interessi necessariamente divergenti. Una prova tangibile, seppur da ben contestualizzare, è rappresentata dalle performance finanziarie dei cosiddetti “titoli green”.

Sulla transizione ecologica però osservo sempre più un grave ritardo della politica e quindi dell’economia. Un ritardo che è prima di tutto culturale e che deriva dal non aver ancora compreso quanto il nostro pianeta ci stia cercando di comunicare, pandemia inclusa.

La politica non ha compreso fino in fondo che siamo di fronte ad un’emergenza e che questa transizione la si può affrontare velocemente solo a condizione di mettere a disposizione ingenti capitali pubblici, che facciano da traino e da garanzia dei mercati finanziari privati, come abbiamo detto, già attivi e sensibili sul tema. Questi capitali, se investiti in maniera intelligente, potrebbero evitare un costo futuro ancora più alto, potrebbero essere usati per costruire e non solo riparare o lenire, spesso fra l’altro in modo inefficace, gli immensi danni che progressivamente la catastrofe climatica continuerà a fare. Per questo i fondi che il PNRR metterà a disposizione, per quanto importanti, non possono che essere una prima timida disponibilità, se si vuole veramente fare presto, come impone la gravità della situazione.
Vanno inquadrate in questa dimensione le istanze di preoccupazione che il mondo economico spesso pone alle istituzioni politiche rispetto all’avvento reale della transizione ecologica.

 Le istituzioni devono in primo luogo garantire questo percorso secondo le modalità citate, solo dopo richiamare l’impegno forte ed anche il coraggio del mondo economico ed imprenditoriale. E devono garantirlo senza indugi. Solo chi si sarà mosso in tempo, affrontando repentinamente la transizione ecologica dei processi produttivi, potrà accreditarsi sui mercati internazionali come leader innovativo: offrire prodotti eco-compatibili è già (e lo sarà sempre più) l’affare del futuro, se la popolazione mondiale vorrà avere un domani. Ed esportare tecnologia ambientale, unitamente alla cultura dei diritti sociali ed individuali, potrà diventare il vero motore competitivo che l’Europa potrà e dovrà giocarsi come arma vincente.

Come accennavo all’inizio, c’è un altro aspetto della questione, di cui ancora poco si parla, ed ha a che fare con le richieste delle nuove generazioni, legittimamente sempre più pressanti ed esigenti. Si sta imponendo, infatti, la richiesta di un diritto alla sopravvivenza, che, a partire dalla questione climatica, chiede di essere tutelato nelle forme più alte del diritto internazionale e che si configura come patto intergenerazionale a garanzia della continuità della specie umana sulla terra. In via subordinata, vi è anche il diritto al lavoro delle nuove generazioni, che potrebbe rischiare di essere vanificato a causa dei ritardi colpevoli di chi oggi non coglie le sfide ecologiche epocali anche in economia.

 La transizione cooperativa deve tenere insieme tutti questi aspetti, che attraversano, e non potrebbe essere altrimenti, anche le imprese cooperative. Ed è proprio nelle imprese cooperative che si possono trovare risposte più articolate, e quindi potenzialmente più efficaci, perché la partecipazione ed il confronto tra i soci possono favorire una più veloce consapevolezza di quanto sia necessario ed urgente per un’autentica conversione ecologica. Credo che in questo senso sia anche compito delle nostre rappresentanze svolgere una funzione di stimolo forte verso le istituzioni, assumendosi la responsabilità di un ruolo di avanguardia, che oggi francamente mi pare nessuno voglia assumersi sul fronte economico. 

Auguriamo a tutti buon anno. 

Massimo Minelli
Presidente di Confcooperative Lombardia