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SCALVENZI, IL MINISTRO POLETTI AI 35 ANNI DELLA COOPERATIVA

SCALVENZI, IL MINISTRO POLETTI AI 35 ANNI DELLA COOPERATIVA

Tra gli intervenuti anche il presidente di Confcooperative Brescia Marco Menni

Categorie: Confcooperative Lombardia

Tags: cooperazione,   Workers buyout

La nuova Scalvenzi compie 35 anni. Leader nel campo della produzione di sistemi di compattazione dei rifiuti, è stato il primo caso di workers buyout del Paese. Una festa, celebrata nei reparti produttivi dell’azienda a cui ha preso parte anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

La cooperativa nasce nel 1982, a Pontevico, dal fallimento dell'omonima società. Un’azienda fiore all’occhiello, conosciuta in tutta Europa per la produzione di macchine agricole. Poi la crisi del settore a fine anni ’70, i conti in rosso, la difficoltà di ottenere un prestito dalle banche e il suicidio del patron, Gerardo Scalvenzi. “È lì che cambia tutto” ricorda Enrico Rampolli, primo presidente della cooperativa. Comincia la lotta per tenere in vita la Scalvenzi, un presidio durato 500 giorni. Poi la decisione di 16 lavoratori: riscattare impianti e strutture con risparmi e tfr (gettando le basi della futura legge Marcora) e riavviare l’attività, poco dopo riconvertita nel settore ambientale con l’acquisto della Tecneco. Anni difficili che fanno sorridere con orgoglio se si pensa a quello che l’azienda è oggi: 10 milioni di euro di fatturato, 16 soci lavoratori, 6 soci sovventori e 10 dipendenti.

“L’esperienza della Scalvenzi ha dimostrato quali siano le difficoltà di diventare imprenditori: è stato necessario concepire dei nuovi metodi di lavoro. Il tema è di assoluta attualità, e il nostro paese ha un problema culturale relativo all’assunzione di consapevolezza imprenditoriale – ha sottolineato il ministro - Occorre far crescere il rapporto fra lavoro e le imprese, che può evolvere verso una partecipazione responsabile, ma anche tra capitale e imprese”. Poi ha continuato: “Quando compriamo una banana ci interroghiamo su come è stata coltivata, e come sono stati trattati i lavoratori che se ne sono occupati. Al contrario quando portiamo 1000 euro in banca difficilmente ci chiediamo come verranno utilizzati. Dobbiamo essere risparmiatori attenti”.  “Il concetto è il risparmio come molla per far crescere l’impresa – ha proseguito Poletti - che deve essere aiutata anche dalla finanza. La vicenda bresciana della Scalvenzi, in tal senso fu profondamente innovativa. Nel corso degli anni si è compreso come la forma cooperativa abbia una capacità peculiare di rispondere. E d’altronde il modo stesso di concepire il lavoro è profondamente cambiato: non conta solo l’energia fisica, ma anche l’empatia e la capacità di relazionarsi, aspetti difficili da misurare secondo uno schematico monte ore”.

Accanto a Poletti sono intervenuti tra gli altri anche il presidente di Confcooperative Brescia Marco Menni che ha evidenziato: “Credere che la forza lavoro può organizzarsi e dare continuità alle imprese territoriali è la nuova sfida”.