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“Stati generali del sistema socio sanitario lombardo”

Le cooperative di fronte alla riforma

Categorie: Confcooperative Lombardia

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Milano 30/6/2015 - La sanità Lombarda cambia rotta. Incassato, il 29 giugno scorso, l’ok sul testo di legge della Commissione regionale Sanità, la riforma si appresta, da metà luglio, al vaglio dell’Aula. Ma quali sono le novità del progetto e quale può essere il ruolo del modello cooperativo nella definizione dei nuovi standard? A discuterne il mondo della cooperazione, della politica e tecnici del settore, che si sono confrontati, martedì 30 giugno, nel corso degli “Stati Generali del settore sociale e sanitario lombardo” organizzati da Confcooperative Lombardia. “Siamo giunti a un risultato proficuo, che apprezziamo. Nella riforma c’è un riconoscimento delle imprese sociali, e questo significa l’apertura di spazi di sviluppo che riteniamo, per noi, positivi” ha commentato il presidente dell’organizzazione, Maurizio Ottolini nell’apertura dei lavori. Regia unica del sistema sociale e sanitario; separazione tra programmazione, erogazione e controllo dei servizi; unica rete ospedaliera, territoriale e socio sanitaria per rispondere ai bisogni della cronicità, i cardini della riforma secondo Fabio Rizzi, presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia che ha ricordato: “la cronicità assorbe il 70% delle risorse e spesso è trattata in ambiente inadeguati, ad esempio in strutture ospedaliere specialistiche, con costi che arrivano fino a 650 euro per un solo giorno di ricovero. Con la riforma questi pazienti verranno inclusi in prestazioni a bassa intensità, agevolmente erogabili come servizi di prossimità alla persona con un abbattimento dei costi di 500 euro giornalieri”. “Il progetto di legge – ha proseguito - è stato un grande lavoro di concertazione tra 65 associazioni, compresa Confcooperative. Siamo all'ultimo km, spero di poter contare ancora nell'impegno di tutti”. Se i passi avanti sono significativi, alcune questioni rimangono però ancora aperte, secondo Emanuele Gollini, consigliere di Federsolidarietà Lombardia. Tra queste: la conferma della possibilità per le società costituite da medici di gestire direttamente le Unità Complesse di Cure Primarie (Uccp); l’eccessiva farraginosità del sistema di controllo sugli enti accreditati; l’assenza di una definizione chiara delle modalità di raccordo tra il sistema sociale e quello sanitario, la scelta di mantenere a livello annuale la definizione delle regole e dei contratti con gli erogatori dei servizi. Nel sottolineare invece le novità positive della riforma Gollini ha ricordato: l’istituzione dell’osservatorio integrato del sistema di welfare che vedrà la presenza delle associazioni di categoria del settore, il riconoscimento del ruolo del terzo settore nell’ambito sanitario e sociosanitario, il nuovo sistema di presa in carico complessiva della persona e il riconoscimento del ruolo svolto dalle unità di offerta socio sanitari quali componenti essenziali della rete regionale dei servizi per le persone fragili. “È stato fatto un passo importante, ma manca ancora una parte rilevante che è quella dell’Aula in cui spero il testo possa essere migliorato. Riconosciamo una debolezza nell’impianto della riforma che è il mancato raccordo con il sociale per il quale chiediamo uno sforzo di programmazione” ha ribadito Massimo Minelli, Presidente di Fersolidarietà Lombardia, ricordando che per il sociale “bisogna aumentare le risorse. I soldi vanno trovati nell'efficientamento della spesa sanitaria”. Per questo ha concluso “è fondamentale lavorare insieme. La riforma è una grande occasione di cambiamento per il territorio. È importante fare rete”. E proprio sul tema della connessione sui territori, Valerio Luterotti, presidente di FederazioneSanità Lombardia ha dichiarato: “il nostro progetto operativo è quello di far nascere reti locali con attori che possano dialogare direttamente con Regione Lombardia. Siamo convinti che questa legge sia un punto di innovazione che vorremmo modellizzare a livello nazionale con forme di cogestione territoriale che siano vantaggiose per i cittadini e riducano i costi per la pubblica amministrazione”. A partecipare all’incontro anche Giovanni Daverio, direttore generale alla Famiglia e Solidarietà sociale di Regione Lombardia che ha evidenziato: “lo sforzo della riforma è quello di dare una risposta unitaria ai bisogni dei cittadini in ambito sanitario, sociosanitario e sociale, risposte oggi troppo frammentate”. Daverio ha ricordato inoltre la necessità di una rimodulazione della spesa, favorendo attività di prevenzione e modelli di cura alternativi al ricovero ospedaliero per i pazienti cronici, altrimenti, ha aggiunto, “si rischia il default del sistema”. A concludere i lavori Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà che nel ricordare l’importante contributo della riforma all’innovazione del sistema sanitario ha lombardo ha affermato “abbiamo bisogno ora di una buona regolamentazione e non di una sovra regolazione”. Da non sottovalutare per Guerini anche il tema del badantato, “ questo tipo di assistenza assorbe in Italia 10 miliardi di euro l’anno – ha dichiarato - abbiamo bisogno di costruire sistemi che siano tra loro interconnessi”. Confcooperative Lombardia proseguirà, con i gruppi consiliari di Regione Lombardia, il confronto sul testo di legge prima dell’approvazione, in Aula, della riforma.
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