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Agriturismi al tempo del COVID: quali strategie per una ripresa

Agriturismi al tempo del COVID: quali strategie per una ripresa

Il rapporto Ismea

Categorie: Confcooperative FedAgriPesca

Tags: crisi,   covid,   Agriturismo,   Rapporto Ismea

L'emergenza legata alla diffusione del Coronavirus ha colpito duramente anche il comparto agrituristico italiano. Ma per questo settore sembra che qualche “ancora di salvezza” sia stata trovata, a partire dal potenziamento della vendita diretta dei prodotti, ma non solo. Il quadro è delineato nel rapporto “Agriturismo e Multifunzionalità 2020" pubblicato da ISMEA.

Dal report emerge che la crisi ha riguardato ben l'86% degli agriturismi, che dichiara di aver subito una riduzione dei ricavi complessivi (con perdite di oltre il 50% dei ricavi per un terzo delle aziende). Tuttavia, in questo quadro negativo, sul totale delle aziende intervistate che hanno dichiarato di aver registrato disdette di pernottamenti, solo la metà dichiara di aver subito un calo nella vendita di prodotti: ben il 22% delle aziende dichiara addirittura di aver registrato nel 2020 (rispetto al 2019) un incremento delle richieste di prodotti da parte di persone del luogo (residenti in un raggio di circa 150 km dall'azienda). Allo stesso modo, circa un quinto delle aziende riporta un aumento di richieste da parte dei clienti già fidelizzati. Tutti elementi, questi, facilmente riconducibili alla particolare situazione venutasi a creare con le limitazioni imposte dalla normativa anti-Covid19: nei mesi più duri della crisi, gli agriturismi italiani si sono affidati al mercato interno e hanno trovato una risorsa, forse non preventivata, nella domanda di prossimità.
Dall’indagine trapela anche un moderato ottimismo per il futuro: se infatti il 43,9% degli imprenditori dichiara attualmente di voler "limitare i danni e attendere che tutto ritorni come prima", il 27,4% vuole "rilanciare l'azienda con nuove strategie" e il 9,6% "pensa che ci saranno nuove opportunità".

 

Insieme agli effetti drammatici, la pandemia ha messo in luce anche una forte capacità di reazione da parte delle imprese e la nascita di nuove opportunità. La chiusura delle frontiere, la sospensione di tutte le attività eccetto quelle essenziali e di tutti gli spostamenti sul territorio nazionale hanno, da un lato stravolto le abitudini, dall’altro accelerato processi già in corso e fatto emergere bisogni latenti. In pochi mesi sono emersi con forza alcuni trend economici, sociali e ambientali, che, probabilmente, disegneranno nuovi modelli e consolideranno alcune opportunità per lo sviluppo delle aree rurali. Le aziende intervistate in particolare indicano alcune direzioni e trend in atto:

  • Trend 1 – Centralità dell’azienda agricola

Le imprese non si sono mai fermate e hanno continuato a lavorare, anche riorganizzandosi laddove necessario e cercando di individuare nuove strategie in preparazione del post-Covid. Molte imprese prevedono per il 2021 di attivarsi per la trasformazione dei propri prodotti aziendali e per sviluppare filiere corte con la vendita diretta al consumatore. La centralità della componente agricola dell’azienda è elemento strategico e di sopravvivenza dell’impresa agrituristica.

  • Trend 2 – Acquisti online e consegne a domicilio:

Il Covid-19 ha impattato con forza sulle abitudini di acquisto. Il servizio di consegna a domicilio (anche del cibo), prerogativa di pochi fino a prima della pandemia, si è diffuso molto rapidamente. Nel corso del 2020 molte imprese agrituristiche hanno attivato il servizio di e-commerce tramite il proprio sito web aziendale o app telefoniche e il servizio di consegna a domicilio dei propri prodotti, in alcuni casi anche di pasti pronti, soprattutto la domenica e in occasione di festività. È probabile che la maggior parte degli acquisti continuerà ad avvenire, come sempre, nei luoghi fisici della spesa (negozi, mercati, ecc.) ma è allo stesso tempo possibile che una quota di acquisti online si consoliderà.

  • Trend 3 – Lavoro delocalizzato:

Il Covid-19 ha imposto il lavoro da casa, o comunque delocalizzato rispetto alla sede dell’organizzazione datoriale. Lo smart working, dopo una fase iniziale di assestamento, è  diventato la modalità ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative per moltissime persone. Nei mesi scorsi molte persone hanno deciso di lasciare le loro case abituali per periodi più o meno lunghi da trascorrere in zone extra-urbane, vicine al mare o in campagna. In conseguenza di una domanda nuova, emersa a partire dal mese di giugno, alcune imprese agrituristiche hanno in parte riorganizzato il servizio di ospitalità e molte pensano di farlo nei prossimi mesi, offrendo soggiorni per lunghi periodi e spazi attrezzati per il lavoro a distanza da parte degli ospiti. Anche terminata l’emergenza, probabilmente una quota importante di lavoro delocalizzato resterà. Ciò può rappresentare una opportunità per le aree rurali ed extra-urbane.

  • Trend 4 – Stile di vita sano e aria aperta

Il Covid-19 e con esso le disposizioni finalizzate al contenimento del virus hanno indotto atteggiamenti che vanno nella direzione di una maggiore attenzione verso la salute, l’igiene, l’aria aperta, il benessere. L’agriturismo rappresenta la destinazione perfetta per la domanda post-Covid, unendo la rafforzata attenzione verso il cibo sano con la disponibilità di spazi all’aperto e la possibilità di fruirne (itinerari, escursioni, attività sportive, ecc.). L’estate 2020 si è caratterizzata fin da subito per il turismo di prossimità. Quasi il 50% degli imprenditori agrituristici per il 2021 prevede di operare ancora, prevalentemente o esclusivamente, nel mercato interno (nazionale o di prossimità).

  • Trend 5 – Servizi alla persona e welfare territoriale

 L’emergenza sanitaria ha fatto emergere, talvolta in maniera drammatica, bisogni sociali latenti e in parte nuovi e ha messo in luce le carenze del sistema di welfare italiano: ci sono fasce importanti di popolazione che già in situazioni ordinarie riescono con difficoltà ad accedere ai diritti essenziali (salute, istruzione, lavoro); la situazione straordinaria generata dal Covid-19 ha aggravato le disuguaglianze. Nelle prime fasi dell’emergenza (primavera ed estate) il 16% delle imprese agrituristiche ha predisposto nuove attività orientate a servizi di tipo socioeducativo, in particolare attività didattiche, ricreative, sportive e culturali per la comunità locale, attività sociali per le fasce più deboli, ospitalità e attività per anziani autosufficienti. Fra i servizi particolarmente richiesti nei mesi scorsi vi sono stati i centri estivi realizzati in azienda agricola. Il 17% degli agriturismi, inoltre, prevede di diversificare con attività didattiche e di agricoltura sociale nel corso dei prossimi mesi.

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