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Progettare il cambiamento: se non ora quando?

Progettare il cambiamento: se non ora quando?

L'editoriale del presidente di Confcooperative Lombardia Massimo Minelli

Categorie: Primo PianoConfcooperative Lombardia

Tags: cooperazione,   Massimo Minelli,   innovazione,   Confcooperative Lombardia,   cambiamento

Ricordate cosa ci disse il professor Verganti del Politecnico alla nostra assemblea di fine luglio? Che era decisivo lavorare per un’innovazione di direzione, di significato.

Ripensando questi ultimi mesi mi sono convinto che, a dispetto di quanto spesso si sente dire in merito alla necessità di cambiamento, l’attesa più diffusa sia un ritorno al passato, quasi che il mondo che abbiamo lasciato il 20 febbraio fosse una dimensione rassicurante. Se umanamente questo è comprensibile, razionalmente tutti dovremmo essere consapevoli di essere seduti sopra una bomba ad orologeria a causa di insanabili problemi ambientali, di incommensurabili disuguaglianze economiche e sociali e di forme inique di distribuzione delle risorse globali.

Per questo motivo è giusto continuare ad investire su una direzione diversa proprio ora, mentre siamo ancora dentro la tempesta scatenata dalla pandemia e fatichiamo a vederne l’uscita, perché paradossalmente questo momento nel quale facciamo esperienza concreta di fragilità, è la migliore condizione per progettare autenticamente il cambiamento.

Come scrivono Chiara Giaccardi e Mauro Magatti nel loro ultimo libro (Nella fine è l’inizio) “non bisogna farsi schiacciare dall’angoscia ma nemmeno cercare di nasconderla nuovamente, di depotenziarla e ridurne la capacità di cambiamento. (.....) La nostra società non è una macchina da riparare ma un organismo che ha bisogno di rigenerarsi”.

Se non ora quando? Cosa deve ancora capitare per capire che la forma di sviluppo che abbiamo costruito è un vicolo cieco?

Con Piero Bassetti, che ancora una volta ci è venuto a fare visita nell’ultimo consiglio di dicembre, abbiamo compreso come in questo momento ciò che vale non è tanto la potenza per come l’abbiamo conosciuta (denaro, posizionamento politico ed economico, etc.) quanto la capacità di avere una visione, cioè di intravedere, dentro la nebbia in cui siamo immersi, i contorni della nuova società post-pandemica. Di andare “oltre lo specchio di Alice” come recita il titolo del suo nuovo libro.

Il movimento cooperativo porta in dote delle risorse che possono risultare decisive in questo senso: la centralità della persona umana, la capacità di tenere insieme il livello locale territoriale con la dimensione globale, la partecipazione democratica dei soci alla sorte delle imprese, l’attenzione ad includere tutti nei processi produttivi, l’incarnazione del principio di sussidiarietà in uno stretto dialogo con le Istituzioni.

Queste attenzioni, spesso sacrificate negli ultimi decenni sull’altare della competizione e di un individualismo senza limiti, possono diventare le fondamenta per edificare il percorso di una società rigenerata.

Ed è qui che si incrocia la nostra responsabilità di singoli cooperatori, delle nostre imprese e della nostra associazione di rappresentanza.

E’ arrivato il momento di chiederci se vogliamo continuare a fare quanto di buono abbiamo fatto fin qui, dando sempre una testimonianza positiva ed importante ma spesso oggettivamente poco incisiva rispetto ai reali meccanismi di funzionamento sociale, economico e politico del Paese oppure se riteniamo che sia arrivato il momento di fare un passo in più, contribuendo a far evolvere la testimonianza in un grande movimento di cambiamento che si coaguli intorno ai valori che stanno nel codice genetico della cooperazione.

Penso che sia compito di ognuno interrogarsi su come declinare concretamente un così alto obbiettivo.

Credo che per Confcooperative questo significhi creare le migliori condizioni per favorire la più ampia partecipazione alla vita della nostra associazione, perché solo così riusciremo a rendere veramente innovativo il rapporto con il mondo delle nostre cooperative socie, rendendola coesa nella pluralità di espressioni dei propri settori ed in grado di sviluppare alleanze politiche con altre forme di espressione economica e sociale insieme alle quali avanzare alle istituzioni grandi proposte di cambiamento.

Ne saremo capaci? Io credo di sì, a condizione di riuscire a mettere in pista quanto prima momenti di formazione e approfondimento rispetto i tempi che stiamo vivendo e le prospettive che si aprono, così da favorire a cascata un confronto capillare dentro le nostre cooperative, riflettendo collettivamente su quale partita è in gioco e quale ruolo la storia ci chiede di interpretare.


A tutti un augurio di buon inizio anno.


Massimo Minelli

Presidente di Confcooperative Lombardia